L'immagine più bella di tutta la serata è stata quella in cui il segretario nazionale della Lega Matteo Salvini si è fatto immortalare con il consigliere regionale Elisa Montemagni che teneva in braccio il figlio nato pochi mesi fa. Aggiungiamoci, poi, anche la foto che ha visto Salvini immortalato insieme all'ex presidente del Senato Marcello Pera - reduce da un intervento ad un occhio - con la sua nipotina. Infine, la valanga di selfie scattata con consiglieri comunali aspiranti e militanti oltreché simpatizzanti del Carroccio. Nel tardo pomeriggio in piazza San Frediano per la presentazione di Mario Pardini anche ad opera della Lega, dopo il comizio di Giorgia Meloni in piazza del Giglio, c'erano davvero tutti i vertici regionali e non solo segno che vincere a Lucca, per il centrodestra, sarebbe un colpo eccezionale: da Mario Lolini, Riccardo Cavirani e Salvadore Bartolomei, rispettivamente commissario regionale, provinciale e comunale del Carroccio, ad Elisa Montemagni capogruppo in regione Toscana, da Ilaria Benigni, consigliere provinciale al sottosegretario al Lavoro Tiziana Nisini.
Era stata Susanna Ceccardi ad aprire le danze in attesa dell'arrivo del capo. L'ex sindaco di Cascina ora europarlamentare, apparsa in splendida forma, anche lei mamma di una splendida bimba, ha introdotto i temi cari al partito in primis la questione delle case popolari e la loro assegnazione, in Toscana, anche a chi non risiede da almeno cinque anni nel nostro sfasciato stivale. Voce squillante, grinta come ai vecchi tempi, sorriso sgargiante, la pantera che vien da Pisa ha presentato Matteo Slvini arrivato indossando una camicia banca e un paio di pantaloni casual. Prima di lui è stata la volta di Mario Pardini, il candidato a sindaco, colui che, hanno detto i leghisti, è stato scelto per il suo essere imprednitore e non funzionario di partito. Sorvoliamo sulla questione della scelta che è meglio, torniamo alla festa che le parole di Pardini hanno suscitato, il suo impegno nel cercare di spingere la gente a votare affinhé cambi realmente qualcosa.
Bella la domanda di Salvini quando gli ha chiesto per quale squadra tifasse e lui, da ex democristiano quale è sempre stato senza mai rinnegarlo, ha detto Argentina invece di rispondere nel modo più semplice e più elettoralmente valido: Lucchese. Fabio Barsanti non avrebbe sbagliato di sicuro. Non una parola, del resto, sugli altri candidati del centrodestra né, ovviamente, riferimenti al ballottaggio, una sorta di feticcio da esorcizzare nella convinzione-speranza di cavarsela al primo turno.
Matteo Salvini era appena stato a Carrara, città da lui elogiata convinto che dopo 70 anni sarà possibile toglierla alla sinistra. "Dieci anni", invece, per Lucca ha aggiunto in mano agli attuali amministratori che hanno anche il coraggio di dire di voler cambiare dopo che l'hanno governata nel peggior modo possibile. Tuttavia, ha specificato Salvini, non sarebbe giusto dire che Lucca fa schifo o che non è una bella città o che è degradata. Anzi, è una delle più belle città del Paese, ma la Lega con Pardini vuole renderla ancora migliore.
Un migliaio di persone hanno ruotato intorno al Caffè Santa Zita di Michele Tambellini in una indubbia atmosfera di ottimismo e fiducia elettorali. In mezzo alla folla l'ex consigliere regionale di Forza Italia Maurizio Marchetti insieme all'ex assessore Luca Leone adesso in quota Lega a Pisa. Ottima la scelta della location, complimenti agli organizzatori.
Salvini ha toccato tutti i tasti dolenti, dalla politica estera che si mischia alla crisi enrgetica e ai costi per le tasche degli italiani. Ha portato ad esempio la sosta in autostrada a fare benzina a oltre due euro al litro e la paura, ha aggiunto, è che arrivi a tre euro al litro se la guerra continuerà, quindi, tutti a lavorare per una pace immediata costi quel che costi perché di costi, per ora, ne produce tanti per tutti italiani in primis. C'è stato spazio per la sicurezza in una città che un sindaco dovrebbe saper e voler garantire e ha invitato Pardini a installare un bel servizio di videocamere nel centro storico, peccato, diciamo noi, che i ladri e i microcriminali non li acchiappano e arrestano le videocamere, ma gli uomini della polizia o i carabinieri che sono sovente impossibilitati ad agire. Ha fatto riferimento, Salvini, alle baby-gang e si è chiesto dove sono le famiglie, quelle dis erie A, quelle con papà e mamma non quelle prodotte dalla teoria Gender. "Nessuna discriminazione religiosa, sessuale o di razza" ha gridato, ma la famiglia naturale è quella che va protetta e incentivata. Come non dargi ragione?
Ha alzato un siparietto anche per Carola Rackete - evitiamo ogni aggettivo per non prendere querele od esposti - che domani sarà sul banco del tribunale di Milano in qualità di parte civile mentre Salvini, che era ministro e che ha cercato di difendere l'Italia, dovrà essere su quello degli imputati, ma Palamara ha insegnato che le toghe rosse sono qualcosa di più si una semplice ipotesi.
Conclusione con la frase di Paolo Borsellino ormai divenuta un cavallo di battaglia del leader leghista: 'Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola' e purtroppo sia Falcone sia il collega sono morti proprio quarant'anni fa perché non avevano paura. "Lucca non avere paura" ha urlato Salvini abbracciando e stringendo le mani di Mario Pardini il quale ha ringraziato tutti con quel suo fare onesto, pulito, mai sopra le righe e, probabilmente, nemmeno al di fuori dei quadretti. Una serata particolare dove l'entusiasmo l'ha fatta da padrone. Se Giorgia Meloni è stata un uragano di energia, Matteo Salvini è stato il trionfo della costanza e della capacità di comunicare.
Foto Ciprian Gheorghita