Anno XI 
Mercoledì 27 Agosto 2025

Scritto da Marco Mastrilli 
Politica
27 Dicembre 2024

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È il 27 dicembre 1985. Le case profumano ancora di festa e panettone. All’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma la violenza esplode alle 9.05 quando un commando armato di Kalashnikov e bombe a mano piomba sui banchi delle compagnie El Al e TWA. In pochi istanti, la follia esplode in un vortice di violenza, lacrime e sangue. I terroristi colpiscono i passeggeri in fila, lanciano ordigni tra la folla e scatenano un panico che continua a rimbombare nella mente di chi sopravvive. La reazione è immediata e gli agenti di sicurezza israeliani, assieme a giovani poliziotti e carabinieri, tra cui ricordiamo quelli dell’allora 2° Compagnia Rinforzi Antiterrorismo, affrontano i terroristi in un conflitto a fuoco disperato. Abbattono tre assalitori e tentano di contenere un bilancio che, tuttavia, risulta devastante: tredici morti, ottanta feriti.  Un attacco terroristico parallelo viene condotto a Vienna e miete altre vittime lasciando a terra tre morti e oltre quaranta feriti. Dietro questi atti terroristici si staglia l’ombra di Abu Nidal, leader di una fazione palestinese estremista ostile alla linea moderata di Yasser Arafat, che orchestra una strategia di terrore lucida e spietata. L’Italia è già segnata da un’escalation di sangue: pochi mesi prima, nell’autunno del 1985, un colpo di bazooka centra l’ambasciata degli Stati Uniti a Roma, mentre una bomba devasta il Cafè de Paris in via Veneto, culla della Dolce Vita. Nel 1982, un attacco alla Sinagoga di Roma strappa la vita al piccolo Stefano Gaj Tachè, di appena due anni. E solo poco dopo il dirottamento della nave da crociera Achille Lauro sfocia nell’omicidio di Leon Klinghoffer, passeggero americano in sedia a rotelle. Questi eventi, troppo spesso lasciati stingere nella memoria, restano ferite aperte, moniti vivi di quanto il terrorismo internazionale possa irrompere con inaudita e improvvisa violenza nel tessuto sociale. I testimoni di quel 27 dicembre non dimenticheranno mai gli sguardi terrorizzati dei passeggeri e il coraggio senza riserve di carabinieri e poliziotti, pronti a sacrificare la propria vita pur di fermare la furia dei terroristi. Oggi, a distanza di quasi quarant’anni, il presente rievoca fantasmi che sembrano sempre sul punto di tornare. Il Medio Oriente si infiamma e un Giubileo, quello del 2025, incombe su una Roma destinata a diventare di nuovo crocevia di popoli e possibili minacce. E dietro le quinte, ora come allora, operano in silenzio le nostre forze dell’ordine, affiancate dall’intelligence, sostenute da un’incrollabile fedeltà al dovere. Sono gli stessi Carabinieri, che proprio in questi giorni finiscono al centro di polemiche per un inseguimento terminato in tragedia, a ricordarci come il confine tra eroismo e condanna si assottigli nel giudizio iniquo dell’opinione pubblica. Non è un mestiere semplice il loro. Affrontano burocrazie soffocanti, critiche spietate e rischi continui, ma non cedono, consapevoli di essere l’ultimo baluardo contro l’inevitabile caos, così distante dalla mentalità di chi, invocando un buonismo a oltranza, somiglia a colui che pota eccessivamente i rami di un albero e pretende comunque di riceverne ombra. Il richiamo del passato diventa un monito che risuona forte anche oggi. Basta un attimo perché si accendano focolai di violenza e la stabilità globale vacilli, crisi dopo crisi. Ricordare la strage di Fiumicino e le altre pagine di orrore non è soltanto un tributo a chi ha perso la vita, ma un dovere imprescindibile per costruire un futuro in cui libertà e sicurezza prevalgano. È un cammino che appartiene a tutti noi, un impegno collettivo affinché il passato non diventi un’ombra che soffoca il presente. 
Il coraggio e il sacrificio di chi lotta per proteggerci non devono poi restare sepolti tra i titoli di cronaca infamanti, ma trasformarsi nella forza con cui difendiamo ogni giorno la nostra cultura e la nostra libertà. È il momento di costruire una società che supporti chi, con dedizione e rischio, si espone per la nostra sicurezza, spesso a costo della propria vita. È il momento di puntare il dito contro i violenti, i terroristi, i delinquenti e non contro coloro che, con sacrificio e coraggio, scelgono di proteggerci verso un futuro più giusto e sicuro per tutti.

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