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Scritto da Redazione
Economia e lavoro
11 Luglio 2021

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La Cna esprime il proprio dissenso alla volontà della Regione di procedere con la modifica del codice regionale del commercio, nella parte in cui inserisce la possibilità di partecipare ai mercati da parte dei cosiddetti “hobbisti”.

Un termine con cui si identificano gli operatori non professionali del commercio e che non hanno alcun titolo abilitativo o autorizzazione.

L’associazione si è sempre dichiarata contraria all’inserimento di questa categoria all’interno della normativa che, fra l’altro, aumenta da sei a dieci il numero dei mercatini autorizzati ed interviene anche sul rinnovo delle concessioni.

“Ci sembra ancora più aberrante la modifica del termine “hobbisti” con ''operatori non professionisti'' – spiega Valentina Cesaretti, coordinatrice di Cna commercio su aree pubbliche - Può esistere, infatti, un commerciante non professionista? A nostro parere no. Ricordiamo che l’attività di commercio su area pubblica è una professione che richiede, come tale, il rispetto di numerosi adempimenti amministrativi, contabili e professionali. Tale categoria ha enormemente subito le conseguenze del periodo pandemico e diversi saranno le imprese del settore che chiuderanno entro la fine dell’anno. Come si può concedere a chi non ha un requisito professionale il diritto di fare manifestazioni su pubblica piazza?”

Per la Cna potrebbe crearsi il paradosso che in uno stesso evento si abbiano operatori regolarmente esercitanti l’attività (con l’obbligo quindi di essere in regola con il versamento dei contributi dovuti allo Stato) e persone del tutto sprovviste di titoli abilitanti e professionali, che non versano un euro nelle casse dell’erario.

“Chi si farebbe curare da un medico non laureato o chi si farebbe aggiustare l’automobile da una persona che nella vita fa un altro mestiere? – si chiede Cesaretti - Con questo provvedimento si scredita l’intera categoria del commercio ambulante, già pesantemente colpita da numerose incertezze (tra cui buona ultima si annovera la crisi pandemica). In tal modo, a nostro parere, si incentiva il lavoro in nero, non dando invece alcun sostegno alle imprese esistenti ed alle nuove imprese. In questo momenti sarebbero serviti interventi per mantenere in vita le attività esistenti, dando largo spazio anche ad un ricambio generazionale di cui la categoria ha immenso bisogno. Sinceramente un salto all’indietro per l’intera categoria”.

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