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Scritto da Redazione
Economia e lavoro
20 Gennaio 2023

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L’associazione della Proprietà Edilizia - Confedilizia per la Provincia di Lucca rilancia l’allarme della propria sede nazionale sugli interventi dell’Unione Europea nel settore immobiliare.

Si discute dell’obbligo per i proprietari di portare gli immobili almeno in classe E entro il 1° gennaio 2030, e almeno in classe D entro il 1° gennaio 2033, pena la loro incommerciabilità”, precisa il Presidente Provinciale Piero Mazzei, “pretendendo di trattare allo stesso modo un Condominio nel Centro Storico di Lucca e un complesso residenziale a Oslo”.

Qual è il rischio, secondo la maggiore Associazione dei proprietari?

Più che un rischio, è una certezza: il 60% degli immobili italiani è in classe G; dunque, chi vorrà vendere o dare in affitto una casa, la dovrà ristrutturare per adattarla alle pretese dei regnanti di Bruxelles. Spendendo soldi e scontrandosi con la nostra burocrazia nazionale e locale, la quale - fra continui ripensamenti sui bonus (vedi il 110 %) e vincoli imposti da Comuni e Sovrintendenza - rende antieconomici, quando non addirittura impossibili, moltissimi interventi di miglioramento energetico. Ci ritroveremo con migliaia di immobili abbandonati, anche nei casi in cui i proprietari avrebbero invece tutte le intenzioni di darli in affitto. E che così, invece, andranno ad aumentare la folta schiera di quelli, inutilizzati, che già oggi caratterizzano le nostre periferie e campagne”.

Cosa può fare la vostra Associazione di categoria?

Confedilizia è l’unica associazione a rappresentare l’Italia nell’Unione internazionale della proprietà immobiliare (UIPI), e segue da sempre i lavori della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europei. Nel dicembre del 2021 era riuscita a far eliminare dalla bozza di Direttiva il divieto di vendita e di affitto degli immobili non conformi, ma il carrozzone europeo (trainato dagli interessi delle grandi banche e delle multinazionali) si è rimesso in moto. L’Europa ci vuole indebitati e privi di individualità ma, nella storia della realtà italiana, la proprietà della casa è il primo vero mattone dell’indipendenza delle famiglie. Di fronte a questa emergenza non si può che rispondere alla “chiamata alle armi”, poiché poi sarà inutile lamentarsi. Occorre quindi iscriversi e fare fronte comune, perché il numero fa la forza, e solo se saremo in tanti potremo spingere il nostro Governo e le forze politiche a far sentire la nostra voce, per ripensare un’impostazione dalle conseguenze devastanti”.

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