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Scritto da aldo grandi
Enogastronomia
29 Agosto 2023

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Direttamente da Lucca. Partenza primo pomeriggio e ritorno in tarda serata. Il tutto per essere ad una cena decisa all'improvviso, ma che non si poteva più rimandare e che aveva come mission quella di riassaporare i piatti e bere il vino che viene servito a queste latitudini, quelle di Bolgheri e, nella fattispecie, quelle dell'osteria Guado al Tasso della tenuta Antinori, un luogo dove tutti possono recarsi per assaporare le delizie del territorio ed essere coccolati da uno staff realmente pieno di entusiasmo e gentilezze. Se il servizio ha un ruolo e un valore, beh, da queste parti lo si percepisce in maniera concreta. 

La pattuglia è composta da sei persone e, ai soliti, si affiancano Manuela Giuliani, psicoterapeuta, una persona che ha un pregio: regala emozioni e ottimismo, vitalità e fiducia nel futuro e negli altri. Vi sembra poco? E non c'entrano le sedute, qui c'entra la positività dell'essere umano che affronta la vita con il desiderio di viversela nel miglior modo possibile. Al bando, quindi, stress e inquietudini, ansie e tristezza e avanti tutta. Con lei i figli Stefano e Beatrice Gentilini con Alessandro Puccetti. 

Ad accogliere il plotoncino di aspiranti degustatori la solita, meravigliosa, straordinaria Emanuela Vitale il cui cognome, evidentemente, le calza a pennello non solo per come si propone a chi scende all'osteria, ma per come ha trasmesso questa sua vitalità ai suoi ragazzi. 

L'intenzione è di godersi questo meraviglioso spettacolo con vista sulle vigne della tenuta Guado al Tasso e di dare anche una occhiata, il giorno seguente a pranzo, alla bottega dove sono in vendita i vini dell'azienda Antinori. Assaggiare tutto quello che possiamo assaggiare oltre a quello che, la prima e unica volta, abbiamo già testato. E, alla fine, dare un giudizio definitivo su questo paradiso enogastronomico che, lo diciamo senza timore di smentite, è uno dei migliori in assoluto dove siamo mai capitati e di questo dobbiamo ringraziare l'enologo Giorgio Meletti Cavallari, cresciuto sin da piccolo, tra i filari di Grattamacco Colle Massari con il papà Piermario e, adesso, divenuto a sua volta produttore di un ottimo Bolgheri Superiore, di un rosso, di un bianco e, da ultimi, di un bollicine semplice che fa star bene con se stessi e prodotto proprio qui, in questa zona baciata dal sole e bagnata dal mare.

E sul tavolo, per aperitivo, si parte con una bottiglia di Scalabrone, rosato della tenuta Guado al Tasso annata 2022. Poi, si proseguirà con un bollicine rosato Il tempo delle bolle di Meletti Cavallari e, con la bistecca da urlo un Bolgheri Superiore Impronte sempre di Meletti Cavallari, davvero eccezionale, annata 2019: che profumi e che retrogusto una volta fatto scivolare giù.

In sei, a tavola, si chiacchiera e si gode dell'amicizia e del buon convivio. Dicono che noi italiani viviamo per mangiare e hanno ragione. In fondo, si è quel che si mangia e se dobbiamo dirla tutta, basta guardare come mangiano altri per comprendere perché qui, da noi, in questo sia pure sfasciato stivale, si sta meglio che da qualsiasi altra parte al mondo. Politici a parte.

Il menu recita così: Panino del Brigante: lingua, scamorza, salsa verde. E' vero che non siamo ad un burger-shop, ma con il pane fatto in casa la tentazione di provare è forte e poiché tentare non nuoce, osiamo e ordiniamo. Non ce ne pentiremo: un voto top per un panino morbido e, allo stesso tempo, consistente, ripieno di sapori strepitosi e con la salsa verde che affoga benissimo la lingua e la scamorza fusa. La Giuliani esita, ma, poi, sceglie la melanzana ripiena con bufala e basilico. E non è l'unica. C'è chi vuole a tutti i costi assaggiare il carpaccio di daino anche se, spieghiamo, per questa scelta siamo stati bersagliati da alcuni animalisti. I daini sono della tenuta Antinori e vengono abbattuti e rigorosamente selezionati anche per mantenere il giusto numero di esemplari. Piatto decisamente delicato, un sapore diverso dalla bresaola e dal manzo di pozza della Garfagnana (o di... puzza come lo chiamavamo anni fa quando scendemmo in guerra, ma erano altri tempi).

Ormai nessuno o quasi mangia tutte le portate ossia antipasto, primo, secondo e dolce. A meno che uno non voglia scoppiare e, francamente, è un desiderio cui non aspiriamo nonostante la nostra proverbiale passione per la cucina. Italiana. Così, con altri due commensali, entrambi di genere maschile (oddio, non sarà mica discriminazione?) ci gettiamo, dopo il consiglio di Emanuela, su una costata di Tuscan Black, in sostanza una Fiorentina di Black Angus italiano allevato in casa nostra. Dispiace che a qualcuno il mangiare la carne dia fastidio al punto che vedrebbe volentieri, nei casi più estremi, chi lo fa appeso ad un palo o messo al muro, ma provate a mangiare questa specialità e sarà uno spettacolo unico per il sapore e il profumo. Carne cotta rigorosamente al sangue. Favolosi e abbondanti i contorni, dai fagiolini verdi conditi con olio extravergine di oliva di qui, patate al forno e zucchine trifolate al pomodoro.

Le gentildonne paiono più parche e c'è chi si riserva uno spiedo di galletto e scarola, chi opta per un risotto al pomodoro e bottarga che si rivelerà godereccio e chi ripete la scelta dell'ultima volta ordinando costoleccio di maiale con patate e verdure in tempura. In mezzo alla tavola, tanto per gradire, appare magicamente anche un piatto di tagliatelle fatte a mano al ragù di carne. Sontuose e semplici allo stesso tempo.

Il clima è ideale, si sta bene al fresco delle fresche frasche si diceva un tempo. Il vino aiuta a sciogliere i freni inibitori e il riferimento, a scanso di equivoci, è, ovviamente, solo a quelli verbali e gastronomici per cui capita di introdursi e perdersi in discorsi attinenti i massimi sistemi o pescare qua e là con la forchetta per poter dire, poi, di aver tastato-testato tutto quello che c'era da testare-tastare. C'è... ressa anche per il dolce salvo chi scrive che non ha bisogno, evidentemente, di affetto e preferisce astenersi. Per qualcuno c'è da tornare a Lucca e per qualcun altro sarà sufficiente salire in auto e percorrere pochi chilometri per raggiungere il solito Podere Conte Gherardo a Marina di Castagneto dove non si sta bene, di più.

Peraltro, udite udite, proprio quando siamo sbarcati in piscina, la mattina, ci siamo imbattuti un signore di Bologna, un imprenditore, che stava leggendo nientepopodimenoche Il mondo al contrario del generale Roberto Vannacci. Il mattino seguente abbiamo allacciato il discorso e siamo finiti col chiamare Vannacci che, dalla Sardegna, ha scambiato qualche parola con il lettore. Inutile dire che l'impressione su come sia ridotta la città di Bologna è stata comune a tutti e tre: al peggio non c'è mai fine. Sarà per questo che il libro piace, perché ha il coraggio di dire quello che tutti o quasi vedono e sentono, ma non sanno dove e come dire.

Tornando all'osteria Guado al Tasso, il conto finale ci conferma che non è un luogo riservato solo a chi ha il portafoglio gonfio, ma anche a chi, almeno ogni tanto, ha voglia di stare, bere e mangiare non bene, di più. Inoltre, il posto vale, da solo, il prezzo.

Tanto è vero che il giorno seguente, prima di lasciare questa valle di viti e ulivi, altro che di lacrime, ci soffermiamo ancora qui, proprio per provare cosa e come si sta a pranzo. E si sta, come di consueto, benissimo. Niente carne ovviamente, ma uno spaghetto alle vongole con erbe spontanee e fragole al limone con una pallina di gelato al limone mentre la sera prima al posto del limone il condimento era stato un aceto balsamico un po' datato che ha fatto il paio con le fragole, pare, con esito positivo.

 
Osteria del Tasso
Strada Provinciale Bolgherese, 57022 Bolgheri (LI)
Prenotazioni: osteriadeltasso.com
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