Qualche anno fa, durante una seduta del Consiglio Comunale, ci fu un acceso battibecco, tra il sindaco professor Alessandro Tambellini e il consigliere comunale Professor Piero Mario Angelini. L’oggetto del contendere, se non ricordo male, verteva sul percorso autorizzativo di una pratica, richiesta anni prima dal geometra Giovanni Tambellini, cugino in linea diretta del sindaco.
Alla fine di quel contraddittorio, Alessandro Tambellini sentendosi offeso nel profondo, decise di denunciare per “diffamazione aggravata” Piero Angelini. Da lì parti un percorso giudiziario durato anni, che ha visto intervenire a sostegno delle tesi del sindaco, anche una “figura apicale” dell’Ufficio Strade, è un “quadro” dell’Ufficio Edilizia Privata, entrambe parvero piuttosto assenti e con sbiaditi ricordi. Si adoperò a favore del sindaco, anche il geometra Tambellini, sostenendo di essere lui il danneggiato, poiché nonostante i solleciti formulati negli anni all’istruttore della pratica, non riusciva a corrispondere, in assenza di specifica richiesta, il contributo dovuto. L’esperto tecnico che ebbe in carico quella istanza sono io, anche se sono passati tanti anni da quel giorno, i fatti attinenti l’istruttoria me li ricordo bene.
Quella domanda mi fu assegnata verso la fine di agosto del 2005, poco dopo gli atti furono inviati agli uffici interessati al procedimento, per acquisire i pareri di competenza. Quello delle “Strade”, indispensabile per formulare l’istruttoria non arrivava mai, non mi consentiva quindi di procedere nell’iter. Una mattina, nella primavera del 2010, bussò alla mia porta il consigliere Tambellini e mi chiese cortesemente i motivi di quella mancata definizione. Risposi che in difetto della risposta delle “Strade”, la pratica d’interesse non poteva procedere.
Poco dopo mi arrivò una delibera della Giunta Comunale promossa proprio dalle “strade”, con sorpresa presi nota che era datata 5 agosto 2008, cioè quasi di due anni prima, restai stupito di cotanto ritardo. In quell’atto si parlava anche di una convenzione, che in realtà non esisteva, di una strada d’accesso, che mai venne realizzata e di un abnorme esproprio mai portato a termine. Successivamente scartabellando in qua e in là, mi accorsi che gli “stati di consistenza” dell’esproprio, mai concluso, erano privi del nome dei testimoni. Mancanza non di poco conto. Queste inadempienze emersero dopo il rilascio del permesso di costruzione al signor Giovanni Tambellini.
La sorpresa fu quando il costruttore che aveva acquistato il terreno non poté entrare nel campo per iniziare i lavori, causa l’assenza dell’accesso. Fu a quel momento che iniziarono le verifiche del caso, che fecero emergere le anomalie sopra dette. Nonostante questa essenziale mancanza, i responsabili dell’Ufficio Edilizia Privata ritennero di non annullare la pratica in via di autotutela. Questa complessa situazione danneggiò il costruttore e contribuì probabilmente al fallimento della sua società.
A causa del mio ruolo, anch’io recentemente sono stato chiamato a rendere testimonianza a favore di Angelini, in aula ho risposto con concretezza alle domande che mi sono state rivolte.
A questo punto, vorrei spendere qualche parola su alcune circostanze, che nonostante il lungo dibattito, non mi sembra siano state del tutto chiarite.
1) risponde al vero, che andai a trovare Tambellini a casa sua, contattandolo però prima al suo numero privato, come del resto fece lui con me, quando venne a casa mia. Era avvezzo a bere il caffè senza zucchero e in quei momenti parlavamo un po’ di tutto, ricordo che si siedeva su un divano, sotto la foto dello “Zio di Predappio”, non saprei dire quanto lì sotto, si sentisse a suo agio;
2) Paolo Nocchi dirigente del Settore Lavori Pubblici, supportato dall’Ingegner Biggi, dall’Ingegner Giannini e dai Geometri Donati, Forghieri, Farinelli e Pelletti, persone di certa professionalità, non riuscirono tutti assieme a portare a termine in un lustro l’esproprio di una strada di mt. 80, per collegare l’area d’intervento alla via di Sant’Alessio;
3) il Geometra Barsotti, mi pare volesse attribuire al sottoscritto, le incertezze del procedimento in questione. Non fu così, da parte mia incertezze non ce ne furono, ma se ci fossero state, la responsabilità sarebbe stata sua, atteso che proprio lui fu, come risultò dal sito ufficiale del Comune di Lucca, Responsabile del Procedimento;
4) ricordo a Giovanni Tambellini che tra i compiti del sottoscritto non ci fu quello di redigere il “calcolo oneri”, poiché quello è un documento di parte, che da lustri si presenta in autocertificazione, mentre all’Ufficio è demandata esclusivamente una verifica formale del documento. Per il futuro, bisogna presti maggior attenzione alle dichiarazioni che rende in una aula di tribunale;
5) nel paese di Sant’Alessio e a quelli contermini, fu consentita nel Regolamento Urbanistico, una edificazione di circa sei volte, quella prevista dal Piano Strutturale. Per cui bisognerebbe che i responsabili politici e tecnici del tempo, che si occuparono dell’Urbanistica, chiarissero le ragioni di questa significativa svista.
6) l’Architetto Elvio Cecchini, attuale responsabile politico dell’Urbanistica, che saluto con amicizia, sicuramente conosce il problema, a causa degli importanti “ruoli di confronto”, ricoperti in passato per l’Ordine degli Architetti di Lucca, quindi saprà rimuovere questi vizi e apportare per il futuro, i giusti rimedi;
7) anni fa con mia moglie, incontrai nei pressi di Porta San Pietro, l’amico e consigliere Lido Fava, gli esposi la questione trattata, la risposta fu “tan belle e che dato retta”. Caro Lido, in quel momento rimanemmo mortificati dalla tua risposta, in forza di ciò che ci dovrebbe ideologicamente unire, oggi in ragione della recente sentenza, hai modo di ricrederti.
8) il mancato esproprio della strada di accesso al lotto ha consentito di escutere al signor Giovanni Tambellini una fideiussione di 200 mila euro garantita dalla società acquirente, che non ha potuto realizzare l’intervento edilizio mancando l’accesso al lotto, oggetto di compravendita.