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Scritto da Redazione
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13 Novembre 2020

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Ci sono delitti che vanno oltre la cronaca e sono destinati a stigmatizzare per sempre la storia di una comunità. La morte di Guerrina Piscaglia è uno di questi. 

Guerrina è scomparsa nel nulla il 1 maggio 2014 da Ca’ Raffello, un piccolo paese dell’Aretino, ed il suo corpo non è mai stato ritrovato. Per la sua morte è stato processato padre Gratien Alabi che con la donna – sposata e madre –  aveva intrapreso una liaison dangereuse.

Condannato in via definitiva a 25 anni di reclusione, l’Alabi potrà chiedere già tra un paio d’anni di beneficiare di alcuni permessi premio e di godere del regime di semilibertà. Ma non è tutto.  Quest’estate aveva fatto scalpore la notizia che il frate congolese – una volta uscito dal carcere – avrebbe potuto amministrare i sacramenti e, quindi, anche celebrare la Santa Messa. 

E sapete perché? Nei suoi confronti non era stata disposta la c.d. sospensione a divinis. Questa è una sanzione prevista dall’articolo 1333 del codice di diritto canonico che precisamente comporta per i sacerdoti la sospensione dai “ministeri” divini (tra i quali la confessione e la celebrazione delle funzioni religiose). 

Stando al diritto canonico, però, essa può essere impartita ai ministri di culto colpevoli di gravi mancanze disciplinari, che abbiano contratto matrimonio o a quelli che accedono a cariche politiche. E agli assassini? Sul punto, il diritto canonico tace. Così come non proferisce parola il Vaticano che, almeno fino ad oggi, mai si è pubblicamente pronunciato sullo scandalo giudiziario che ha coinvolto Padre Graziano. 

Non c’è proprio pace per la famiglia di Guerrina che ha deciso proprio l’estate scorsa di chiedere un maxi risarcimento ai danni alla Curia. L’avvocato della famiglia ha recentemente annunciato di intentare una causa civile affinché la Chiesa risarcisca Mirko e Lorenzo Alessandrini (rispettivamente marito e figlio della donna) per il danno provocato dall’Alabi nell’esercizio della sua attività pastorale.

Finalmente, però, è intervenuta la decisione che ci si aspettava da tempo. L’ordine dei Frati Premostratensi ha espulso Padre Gratien ed è stata anche intrapresa la procedura da parte del Vaticano diretta alla relativa riduzione dello stato laicale.

Il corpo di Guerrina non è mai stato ritrovato e l’Alabi continua a gridare la propria innocenza dal carcere di Rebibbia. 

In foto la criminologa Anna Vagli

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