Chi vuole avviare un’attività nel settore delle scommesse sportive in Italia si trova davanti a due opzioni principali: il Punto Vendita Ricariche (PVR) e il centro scommesse tradizionale. A prima vista possono sembrare simili – entrambi operano in ambito betting – ma in realtà si tratta di due modelli profondamente diversi, sia per struttura che per investimento iniziale, modalità operative e prospettive di guadagno.
Capire bene queste differenze è fondamentale, soprattutto se si vuole scegliere la soluzione più adatta al proprio budget e al livello di impegno che si è disposti ad affrontare.
Cos’è un PVR (Punto Vendita Ricariche)
Il PVR è un’attività che consente ai clienti di ricaricare il proprio conto di gioco online legato a un bookmaker, italiano o estero. Il cliente non scommette direttamente nel punto vendita, ma lo fa tramite il proprio conto personale, utilizzando il PVR solo come supporto per ricariche e assistenza.
Chi gestisce un PVR non maneggia scommesse o vincite, ma offre un servizio logistico e operativo. Questo tipo di attività può essere facilmente integrato all’interno di esercizi già esistenti – come bar, sale giochi, tabaccherie – e non richiede una struttura dedicata o una licenza diretta ADM. Basta stipulare un contratto con un provider autorizzato e rispettare le normative di base su privacy, antiriciclaggio e identificazione dei clienti.
Dal punto di vista dei costi, il PVR rappresenta senza dubbio la scelta più economica:
L’investimento iniziale è contenuto, spesso inferiore ai 5.000 euro.
Non servono locali dedicati, né personale specifico.
I guadagni derivano da commissioni su ogni ricarica effettuata, con percentuali che variano in genere dal 2% al 5%.
In pratica, il PVR è l’ideale per chi vuole testare il mercato con pochi rischi, magari aggiungendo un servizio utile a un’attività già avviata.
Cos’è un centro scommesse tradizionale
Il centro scommesse, invece, è una struttura autorizzata a raccogliere fisicamente le scommesse sportive. Qui il cliente entra, sceglie gli eventi su cui puntare, paga in contanti e riceve un ticket cartaceo. Tutta l’operazione è gestita direttamente dal punto vendita, che deve necessariamente operare con una concessione ADM o tramite affiliazione con un concessionario già autorizzato.
Rispetto al PVR, il centro scommesse è molto più complesso dal punto di vista normativo e logistico:
Serve un locale dedicato, spesso soggetto a vincoli urbanistici e a restrizioni sulle distanze dai cosiddetti luoghi sensibili (scuole, chiese, centri sportivi).
Sono richieste autorizzazioni da parte della Questura (ex art. 88 T.U.L.P.S.) e il rispetto di standard ADM su tracciabilità e sicurezza.
Il personale deve essere formato per la gestione del denaro, il controllo delle giocate e la rendicontazione.
I costi di avvio possono facilmente superare i 30.000-50.000 euro, considerando affitto, arredamento, sistemi di gioco certificati e licenze.
Dal punto di vista del guadagno, però, il centro scommesse può offrire margini più ampi, perché la percentuale trattenuta sulle giocate è spesso maggiore rispetto a quella di un PVR – in genere tra il 5% e l’8% del volume raccolto.
PVR o centro scommesse? Questione di budget e strategia
Volendo tirare le somme, la scelta tra PVR e centro scommesse dipende soprattutto dal capitale disponibile e dagli obiettivi a medio termine.
Se l’obiettivo è entrare nel settore con un investimento contenuto, magari per sperimentare, osservare il comportamento della clientela e iniziare a costruire una base utenti, allora conviene aprire un PVR Scommesse in Italia nel 2025 perché il PVR è attualmente la scelta più accessibile. I costi sono minimi, le procedure sono snelle, e i guadagni – seppur modesti – possono diventare costanti se si raggiunge un buon volume di ricariche.
Al contrario, chi desidera aprire una struttura dedicata, con controllo diretto sulle scommesse e un potenziale di incasso più elevato, dovrà affrontare un investimento iniziale molto più consistente. In questo caso è necessario valutare con attenzione la location, la presenza di concorrenti e le normative comunali. Ma se ben gestita, un’agenzia scommesse può garantire rendimenti superiori e maggiore autonomia nel business.
Un esempio pratico: numeri a confronto
Un PVR in una tabaccheria con clientela abituale potrebbe generare 10.000 euro al mese in ricariche, con un guadagno netto del 3-4%, quindi circa 300-400 euro mensili, a fronte di costi quasi nulli.
Un centro scommesse in zona centrale, con un buon flusso di utenti, potrebbe generare scommesse per 100.000 euro al mese. Anche trattenendo solo il 6%, il margine lordo sarebbe di 6.000 euro mensili, ma i costi di gestione – tra affitto, dipendenti e sicurezza – potrebbero arrivare anche a 3.000-4.000 euro al mese.
Aprire un PVR significa quindi entrare nel mondo delle scommesse senza grandi spese, ideale per chi cerca una formula snella, da integrare in attività già esistenti.
Aprire un centro scommesse, invece, richiede una vera e propria struttura imprenditoriale, con investimenti maggiori ma anche possibilità di guadagni più sostanziosi.
La scelta migliore? Dipende dal tuo capitale di partenza, dal contesto in cui vuoi operare e dalla tua visione imprenditoriale.