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Ogni giocatore che approda nel nostro campionato, dopo qualche giornata, ripete lo stesso mantra: “la Serie A è un campionato molto tattico”.
Ma non è solamente una questione di tattica se per sfondare in Italia il talento a volte non basta. Sono molti i campioni arrivati in Italia che hanno deluso le aspettative e ridurre il fenomeno a una mera questione strategica sarebbe poco saggio.
Questo articolo, o meglio, questa riflessione cerca di trovare dei motivi oggettivi a questi eventi sporadici che fanno mangiare le mani alle 20 del nostro campionato.
Come? Analizzando i fattori comuni ai flop o ai campioni che non hanno avuto tempo di sbocciare nel nostro campionato.
Perché alcuni talenti non funzionano nel calcio italiano
Le variabili che contribuiscono alla difficoltà di esprimersi nel nostro calcio sono un numero esorbitante. Vediamo insieme le più comuni.
La prima ragione che, come abbiamo anticipato, citano tutti è la grande preparazione tattica. La Serie A non fa prigionieri, dagli attaccanti ai difensori, si tratta di un aspetto che interessa la totalità della squadra.
Dalle rotazioni in fase difensiva ai movimenti senza palla durante il possesso, le nozioni che devono tenere a mente i giocatori sono molte. Questo richiede massima concentrazione durante uno sforzo fisico non indifferente.
Al contrario, il calcio negli altri campionati europei come Premier e Bundesliga sono più intensi, ma con meno pianificazione strategica.
Anche la forte pressione mediatica, specie in piazze calde e/o abituate a vincere come Milano, Roma, Torino e Napoli, può essere motivo di stress per i giocatori. Nella Roma ad esempio, la dirigenza aveva deciso di ingaggiare uno psicologo di squadra.
Esempi celebri del passato: Henry e Bergkamp
Di campioni che non sono riusciti a incidere in Serie A in passato ne abbiamo visti molti, ma forse le due delusioni più grosse le hanno avute l’Inter e la Juve.
Il campione olandese viene acquistato per 19 miliardi di lire dall’Inter nel 1993 e gioca in totale 72 partite, lasciando in dote solamente 22 gol. Verrà poi ceduto all’Arsenal, di cui diventerà trascinatore.
Sempre in direzione Gunners anche il trasferimento di Thierry Henry, pagato 21 miliardi di lire per sostituire l’infortunato Del Piero. Viene aspramente criticato alla prima e unica stagione che passa alla Continassa.
Solo 18 presenze e due reti con i bianconeri che si convincono a venderlo. L’inteso con Wenger e il cambio di ruolo da ala a punta lo rendono uno dei campioni più forti della storia del calcio.
Esempi notevoli contemporanei: Bruno Fernandes, Schick e Calafiori
Se abbiamo avuto personalità illustri nel passato, lo stesso è successo anche più recentemente. Uno degli esempi più lampanti lo si trova in Bruno Fernandes, attuale capitano del Manchester United.
Il giocatore cresce in Italia, partendo dal Novara e trasferendosi prima nell’Udinese e poi alla Sampdoria. Al termine di una stagione da 5 gol in 33 presenze, lo Sporting Lisbona ne intravede il talento e lo acquista per 8,5 milioni di euro. Il resto è storia.
La Roma è invece protagonista dello spreco dei prossimi due calciatori. Il primo è Schick, acquistato proprio dalla Samp al termine di un'ottima stagione per 40 milioni più bonus, viene scaricato l’annata successiva al termine di un anno opaco.
Va in prestito al Lipsia e viene poi venduto al Leverkusen, dove ha un ruolo chiave nella conquista del primo titolo nella storia delle Aspirine.
L’ultimo esempio che vogliamo portare alla vostra attenzione riguarda uno dei giocatori che ci auguriamo possa essere una colonna portante della nazionale azzurra negli anni a venire. Stiamo naturalmente parlando di Calafiori.
Cresciuto come terzino nel vivaio giallorosso, debutta anche in prima squadra ma non gli viene mai concessa continuità. Viene “regalato” al Basilea per meno di un milione più il 40% sulla futura rivendita.
Il Bologna lo scova e Thiago Motta lo restaura come centrale di difesa. Fa la stagione della vita e porta i felsinei in Champions League e la stagione successiva viene ceduto – indovinate un po’ – all’Arsenal per oltre 40 milioni.
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Il ruolo di Allenatori, DS e Società
È innegabile che una responsabilità importante la abbiano i manager e i direttori sportivi. Spesso infatti, sono loro che avvallano cessioni e prestiti, non riuscendo ad intravedere il diamante nascosto dalla pietra.
Tuttavia, è chiaro che stiamo parlando delle due posizioni più delicate nel mondo del calcio. Questo sia per l’elevatissimo numero di scelte da dentro/fuori che sono chiamati a fare quasi quotidianamente, sia perché devono lavorare secondo le linee guida della proprietà.
Ed è forse proprio la presidenza l’ingranaggio difettoso del meccanismo, l’origine di un circolo vizioso fatto di poca pazienza e poca fiducia nell’aspettare i giocatori, non importa se giovani o meno.
Nei prossimi anni, le società di A sono chiamate a cambiare rotta e a seguire il trend europeo. I tre giocatori più forti del mondo sono tutti baby fenomeni: Mbappé, Lamine Yamal e Dembélé.
Non può essere un caso.
Però è il caso di porsi qualche interrogativo.
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