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“Quelli” di destra o “quelli” di sinistra?
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Non sono un giudice di cassazione né sono un costituzionalista; sono solo un “coglione” che ha abbastanza tempo e, quando è stato ratificato dal parlamento il cosiddetto decreto sicurezza, si è preso la briga di andarsi a leggere quei 39 articoli di cui è composta la legge.
Devo dire che immediatamente (chi mi conosce ne è testimone) ho notato, al di là del giudizio politico, più di qualcosa che non mi quadrava; mi sembrava più paragonabile alla celeberrima lettera di Totò e Peppino (punto, punto e virgola, due punti! Tanto per intenderci) che ad una legge dello Stato. Ho letto stamattina che, dopo i dubbi sollevati dall’accademia, dalla magistratura e dall’avvocatura dello Stato, il decreto in questione è stato completamente bocciato dalla Corte Costituzionale, cui seguirà, inevitabilmente, un rigetto da parte della Corte Costituzionale! Beh, come poteva essere altrimenti?
Vado a spiegare in breve gli elementi di maggiore criticità sollevati dalla Corte:
1. Per legiferare, in una materia delicata come la sicurezza, attraverso lo strumento del decreto governativo, nonostante un disegno di legge giacente in parlamento, dovrebbero ricorrere una situazione di estrema e improcrastinabile urgenza che i giudici, ovviamente, non hanno ravvisato allo stato attuale. Per intenderci, non si fece ricorso al decreto neanche durante i giorni del sequestro Moro, nonostante la spinta motivazionale dell’opinione pubblica, perché i politici di allora (politici veri, che prima di giurare sulla Costituzione, l’avevano anche letta, anzi, in alcuni casi l’avevano pure scritta!) non ritennero necessari né decretazioni d’urgenza e né leggi speciali.
2. Non si può inserire nello stesso testo, sotto il nome generico di “sicurezza”, argomenti completamente diversi, per natura e contenuti, tra di loro: terrorismo, mafia, beni confiscati, sicurezza urbana, tutela delle forze dell’ordine, vittime dell’usura, ordinamento penitenziario, strutture per migranti e coltivazione della canapa; sembra fatto sulla falsariga dell’immancabile, già da molti anni, decreto cosiddetto “mille proroghe” (secondo me anch’esso incostituzionale!) dove vengono inseriti, anche all’ultimo momento, i provvedimenti legislativi più disparati e astrusi!
3. Il decreto presenta elementi di vaghezza non gestibili con precisione; quando si dice che sia un’aggravante la manifestazione che si svolge “nei pressi” di una stazione ferroviaria, cosa significa e come si misura quel “nei pressi”? Significa dentro la stazione? Davanti all’ingresso? O nelle via adiacenti? A Roma tutti sanno che piazza dei Cinquecento si trova nei pressi della stazione Termini anche se sta a 500 metri dalla stessa; a Pizzo Calabro, se mi allontano mezzo chilometro dalla stazione, sono in un altro comune!
4. Il decreto contiene elementi in contrasto con l’art. 3 della nostra Costituzione (“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”) e, quando si fa espressamente riferimento alle “borseggiatrici Rom”, tale contrasto mi pare più che evidente!
5. Altro contrasto evidente è quello con l’art. 2 della Costituzione quando si criminalizza la protesta, anche sotto forma di resistenza passiva, dei detenuti. Piaccia o no, in uno Stato di diritto, anche ai detenuti viene garantito il diritto di protestare se trovano cinque scarafaggi nella minestra o se devono dormire in dieci laddove sarebbero previsti cinque posti letto oppure se vengono picchiati dai secondini. Togliere loro questo diritto è ovviamente incostituzionale!
6. Quando il decreto permette agli agenti dei servizi segreti di “creare gruppi eversivi” a fini preventivi, è ovvio che si sollevino, da parte della Corte, forti preoccupazioni sulla mancanza di controllo democratico e sul rischio di devianze.
7. Non può, un tale decreto, essere operativo già il giorno della pubblicazione in G.U. senza il tempo necessario per un’adeguata informativa ai cittadini! È un po’ come se io stasera parcheggiassi la mia macchina regolarmente in un posto consentito e, domani mattina, diventando operativa una disposizione comunale che istituisce un divieto di sosta proprio in quel parcheggio, mi trovassi una multa sul parabrezza!
Ovviamente queste sono solo alcune delle eccezioni sollevate dalla Corte di Cassazione, la quale, in pratica, ha reso il decreto paragonabile a carta straccia!
Ora io mi chiedo, ripeto, senza dare nessun giudizio politico in merito (che ovviamente sarebbe negativo!), ma possibile che questi signori, ministri, sottosegretari, deputati ecc. possano elaborare un testo di Legge al quale, un qualsiasi professore di Diritto, darebbe 4, solo se fosse di manica larga? Mi chiedo, ma chi stiamo profumatamente pagando per prendersi cura del nostro Paese?
È per questo che quando mi chiedono:
- Ma tu preferisci essere governato da “quelli” di destra o da “quelli” di sinistra?
Io rispondo di getto:
- Io veramente preferirei essere governato, innanzitutto, da “quelli” bravi!
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Anche se il ciclo mestruale è una parte naturale della vita delle donne, non tutte lo vivono allo stesso modo. Alcune persone durante il periodo premestruale o durante i giorni della mestruazione soffrono di sintomi fastidiosi e talvolta debilitanti. Tra questi, i dolori da ciclo, noti anche come dismenorrea, rappresentano una delle problematiche più comuni. Cercare di comprendere la natura di questi dolori e, soprattutto, le opzioni disponibili per gestirli è fondamentale per migliorare la qualità della vita durante quei giorni del mese.
I dolori da ciclo possono manifestarsi in diverse forme e intensità. Il sintomo più frequente è il mal di pancia da ciclo, un dolore crampiforme localizzato nella parte inferiore dell'addome, che può irradiarsi anche alla schiena o alle cosce. Spesso a questo si accompagnano sensazioni di pesantezza o gonfiore addominale.
Oltre ai crampi, molte donne sperimentano altri sintomi correlati alle mestruazioni, come la nausea, il vomito, la diarrea o la stitichezza, la stanchezza eccessiva, il mal di testa e la tensione al seno. In alcuni casi, i dolori mestruali possono essere così intensi da interferire con le normali attività quotidiane, rendendo difficile svolgere le attività quotidiane.
Strategie per affrontare i dolori mestruali
Affrontare i dolori da ciclo tende ad essere molto soggettivo, e c’è la necessità di tentare e applicare in contemporanea diverse strategie per arrivare a quella ideale. Molte donne includono sia rimedi naturali che farmacologici, a seconda dell'intensità e della frequenza dei sintomi.
Tra i rimedi naturali e cambiamenti nello stile di vita che più spesso aiutano ad affrontare questi dolori troviamo:
Calore: l'applicazione di una borsa dell'acqua calda o di un cuscinetto termico sull'addome può aiutare a rilassare i muscoli uterini e alleviare i crampi. Anche un bagno caldo può avere un effetto rilassante.
Esercizio fisico leggero: sebbene possa sembrare controintuitivo, una moderata attività fisica, come una passeggiata o esercizi di stretching leggero, possono contribuire a ridurre il dolore e migliorare l'umore.
Alimentazione: durante il ciclo, è consigliabile evitare cibi ricchi di sale, caffeina e zuccheri raffinati, che possono contribuire al gonfiore e all'infiammazione. Una dieta con alimenti ricchi di fibre, frutta e verdura invece potrebbe portare dei benefici.
Tisane ed erbe: alcune tisane, come quelle a base di camomilla, zenzero o lampone, sono note per le loro proprietà antinfiammatorie e rilassanti.
Riposo: assicurarsi un riposo adeguato è fondamentale per permettere al corpo di recuperare e gestire lo stress legato ai dolori mestruali.
Quando i rimedi naturali non sono sufficienti a gestire i dolori da ciclo, è possibile ricorrere a farmaci specifici. I farmaci da banco più comuni per il dolore mestruale sono gli antinfiammatori non steroidei (FANS), che generalmente hanno come principi attivi l'ibuprofene o il naprossene, come Buscofen.
In ogni caso va ricordato che, in caso di dolori da ciclo persistenti, molto intensi o che non migliorano con i farmaci da banco, è sempre consigliabile consultare il proprio medico o un ginecologo.