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Un necrologio di emozioni per salutare la scomparsa di José “Pepe” Mujica, ex presidente dell'Uruguay
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Non c'è pace a San Concordio dove l'amministrazione comunale sembra aver ingaggiato una vera e propria guerra con i residenti: ma non era dalla parte della gente, una volta, la Sinistra?
Anche con queste risposte alla interrogazione consiliare di Bindocci (anche di Di Vito e Barsanti) sulla Piazza Coperta l’amministrazione comunale purtroppo non si smentisce e continua a dire solo mezze verità, che se da una parte indorano la pillola, dall’altra non fanno altro che accrescere la grande mistificazione che grava attorno al progetto della Piazza Coperta, nel tentativo di farlo passare per qualcosa di diverso da quello che è veramente.
Per quanto concerne l’altezza, il Comune non dice che la Piazza Coperta, elevata sopra uno zoccolo, sarà alta effettivamente 16metri e 25 cm, e considera solo 14 metri perché vi toglie “la soletta” di 80 cm che viene stesa su tutta la platea per impedire il sollevamento del piano interrato per la sottospinta della falda, lo “zoccolo” e l’alto “volume tecnico” che si troverà sulla tettoia; siccome l’altezza della Piazza Coperta, secondo le norme del R.U. , “deve essere coerente con l’intorno” e gli edifici d’intorno sono tutti molto più bassi -il più alto è m.11,90-, va a prendere l’altezza di 22 metri della ciminiera della Filanda Viani e ipotizza che alla ex Lenzi si possa in futuro costruire fino a m.16,50, altezze che oggi alla ex Lenzi non ci sono neanche lontanamente, oppure arriva a prendere l'altezza degli alti palazzi della circonvallazione oltre la ferrovia, che si trovano addirittura in una altra UTOE ed è una bella forzatura pensare che possano costituire “l’intorno” dell’area Gesam.
Per quanto concerne i volumi, il volume della Piazza coperta è enormemente più grande di quello dello Steccone, che aveva una base di 680 mq e raggiungeva una altezza massima di m.13,50 mentre la tettoia della Piazza Coperta occupa una superficie di 1.494 mq e si eleva per una altezza di m. 16.25. Solo che questo volume non viene conteggiato, è come non esistesse, perché il Comune ha approvato una norma del regolamento urbanistico che dice che per le “tettoie pubbliche aperte su tre lati” il volume “non conta”.
Quindi, se da un posto di vista formale le risposte del Comune su altezza e volume sembrano corrette, in realtà esse non forniscono minimamente l’idea del grande impatto che avrà la nuova costruzione.
Il sopralluogo con la Soprintendenza “effettuato a suo tempo”, sembra sia stato fatto chissà quando, visto che il progetto è stato definitivamente approvato nel febbraio del 2019, uno si immagina che la valutazione della Soprintendenza sia stata fatta in una fase preliminare, prima della approvazione definitiva, no? Niente affatto, il sopralluogo è stato effettuato il 24 febbraio 2020, quando l’appalto dei lavori era già stato aggiudicato da tre mesi. Sopralluogo che non sarebbe neanche mai avvenuto, se non fosse stato per un esposto alla Soprintendenza degli “amici del porto della Formica”, che ha costretto le istituzioni ad andare a vedere lo stato di ammaloramento dei reperti presenti nelle due aree archeologiche interne al cantiere. Fino ad allora, per l’esattezza fino all’aprile del 2020, il progetto non era mai stato trasmesso alla Soprintendenza, che non l’aveva mai nemmeno visto. Il Comune dice poi che “ci sarà continuamente un archeologo a sorvegliare i lavori”, ma non dice che alla fine della fiera i reperti portati alla luce nel 2009 verranno tutti reinterrati, e lo saranno per sempre, perché è del tutto inverosimile che, “in un eventuale futuro”, qualcuno si prenda la briga di smantellare l’unica strada carrabile di accesso alla Piazza Coperta per riportare alla luce la darsena con le bitte o le cinque fornaci affiancate del primo impianto del gasometro, che vi resteranno seppelliti sotto. Non avrebbe infatti più alcun senso un domani riportarli alla luce, perché si sarà perso, con la costruzione della Piazza Coperta, qualsiasi riconoscibilità del sito dell’antico Porto.
Il massimo della mistificazione questa risposta del Comune lo raggiunge quando parla della “partecipazione e coinvolgimento dei cittadini” e fa l’elenco degli incontri: meno quelli del 2016, tutti gli incontri di questo elenco si sono svolti quando i progetti erano già stati trasmessi a Roma e quindi immodificabili, se non in aspetti del tutto marginali, pena la perdita del finanziamento. In tutti questi incontri il Comune si è limitato ad illustrare i progetti , non ha fatto partecipazione, non ha ascoltato i cittadini, sono stati incontri all’insegna del “così è se vi pare, e se non vi pare, fatevelo piacere perché non si può modificare”. I momenti pubblici promossi dal Comune sono stati pochissimi, nell’elenco ci sono più che altro le date degli incontri a porte chiuse chiesti dai comitati, nel vano tentativo di ottenere delle modifiche, alle quali il Comune ha risposto invariabilmente “picche”. Ci sono state solo due assemblee pubbliche sui Quartieri Social a S.Concordio, entrambe nel 2018, quando i progetti erano già immodificabili, e la Piazza Coperta non è nemmeno stata presentata, furono illustrati solo i progetti per le aree verdi e le piste ciclabili, perché della Piazza coperta “si sarebbe parlato solo dopo la Variante che faremo a settembre”, per poi ovviamente arrivare alla definitiva approvazione del febbraio 2019 senza parlarne più.
La risposta del Comune alla interrogazione consiliare di Bindocci e della minoranza, è una risposta formale, che su altezza, volume, reperti e partecipazione dice mezze verità e non fa capire di che cosa veramente si parla, di come la Piazza Coperta sarà e che tremendo impatto avrà sul territorio. I comitati sperano ancora invece in una soluzione tipo Piuss, con una importante modifica del progetto ed una ricontrattazione con la ditta vincitrice dell’appalto affidandole lavori diversi nella stessa area Gesam, per ridimensionare conflitti e penali.
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera firmata che denuncia un episodio allucinante avvenuto alcuni giorni fa all'obitorio intercomunale dell'ex Campo di Marte. Forse qualcuno dovrebbe dare una spiegazione. Noi ci limitiamo a restare basiti:
In altre province vengono chiamate “Cappelle del Commiato”, un modo più delicato per indicare quello che a Lucca è semplicemente l’”Obitorio”
A distanza di pochi giorni dall’accaduto, voglio rendere pubblico una storia che ha dell’incredibile, che mi riguarda personalmente e che non riesco a dimenticare con tranquillità.
All’improvviso muore mio fratello di 55 anni, viene chiamato il 118, arriva sia il medico che l’ambulanza, tentano a lungo la rianimazione, ma invano. Viene constatato il decesso. Il medico non può stabilire la causa della morte, perciò richiede l’esame autoptico, non avendo mio fratello sofferto di patologie croniche in passato
Naturalmente tutto questo si svolge nella più grande disperazione di tutti i presenti, soprattutto della sua compagna. Vi sono anche una moglie da cui si era separato e due figlie. Mio fratello era molto conosciuto e stimato, perciò cominciano ad arrivare messaggi da tutta Italia, tutti si vogliono riunire per ricordarlo
Tutti nella disperazione più assoluta.
Il corpo viene “custodito” dal reparto di medicina legale dell’Ospedale Campo di Marte di Lucca, reparto che ha la base negli spazi della Camera Mortuaria.
“Ci vorrà qualche giorno” ci dicono, dal venerdì in cui è accaduto il fatto al successivo mercoledì, giorno previsto per l’autopsia. Da parte nostra, da parte dei parenti e amici, ci eravamo rassegnati ad attendere qualche giorno, naturalmente senza nel frattempo poterlo vedere, in attesa della ricomposizione della salma dopo l’autopsia.
Poi sarebbe andato in una stanzina dell’Obitorio nella giornata di mercoledì, a distanza di 5 giorni dal decesso, a disposizione di parenti ed amici per l’ultimo saluto.
Ma così non è avvenuto, nessuno di noi ha potuto vederlo e salutarlo per l’ultima volta.
Perché?
“Non è la prima volta che succede” ci è stato detto. “Era verde, come avremmo potuto?" dicono altri giustificando la chiusura immediata della cassa.
La cella frigorifera ha cessato di funzionare, o non funzionava nemmeno al momento della deposizione della salma, non lo sappiamo e forse non lo sapremo mai. Il corpo è stato trovato mercoledì mattina ad oltre 20 gradi, chi dice 22 chi dice 23 invece che ad una temperatura prossima allo zero.
Tutto questo lo abbiamo saputo quando ci siamo recati presso l’Agenzia Funebre a firmare i documenti per la cremazione, non ci ha avvertito l’Azienda Sanitaria. “Chi informa la famiglia?”. “Non è compito nostro” rispondono dalla direzione dell’Istituto di Medicina Legale, ai dipendenti dell’Agenzia funebre. Ed è così che lo abbiamo saputo io e la moglie recandoci presso l’Agenzia Funebre a firmare l’autorizzazione alla cremazione. Questo incidente, per la direzione dell’Istituto di Medicina Legale, non valeva nemmeno una telefonata di scuse alla famiglia.
Una cella frigorifera ha una sola funzione da svolgere, non è un complicato computer, deve mantenere un corpo per qualche ora nella maggior parte dei casi, per alcuni giorni nei casi più sfortunati, ma quella cella frigorifera non è riuscita a compiere nemmeno questo semplice compito. In qualsiasi frigorifero che acquistiamo, c’è sempre un sistema di allarme in caso di cattivo funzionamento o di mancanza di alimentazione, e in quel caso sono a rischio solo dei cesti di verdura, delle bottiglie di latte e poco più. Nel caso della cella frigorifera di un obitorio in ballo c’è il corpo di una persona!
Bastava un piccolo sensore di temperatura collegato all’esterno con un termometro, o ad un allarme, ma nessuno ha pensato di doverlo montare: il personale usa i macchinari che gli vengono messi a disposizione, non possono mica pensare anche a fare in modo che funzionano regolarmente! “Le celle vecchie di 35 anni sono allarmate, quelle più nuove, di pochi anni fa, no” afferma una infermiera dell’Istituto.
“Non è la prima volta che succede”, ma allora non potevano ovviare al problema anche solo facendo una ricognizione delle salme all’inizio e alla fine di ogni turno per accertare il regolare funzionamento delle celle frigorifere? Non ci vuole molto e degli operatori sanitari consapevoli del loro ruolo, sapendo di custodire delle salme perché poi vengano sottoposte ad autopsia e successivamente esposte al saluto dei parenti, lo avrebbero fatto! Tra l’altro ci è già stato detto che molti degli esami previsti nell’esame autoptico, non saranno attendibili o non saranno possibili. L’autopsia viene fatta proprio per cercare le cause del decesso, che possono essere legate a malattie genetiche e congenite, ci può essere una certa ereditarietà.
Mi piacerebbe pensare che tutto ciò non abbia a ripetersi in futuro, che la gente prenda coscienza, che nessuno più debba soffrire come abbiamo sofferto noi, che l’Istituto di Medicina Legale faccia sottoporre da chi di dovere i macchinari a revisione, ma mi piacerebbe anche che chi si è trovato nella mia stessa situazione, mi contatti attraverso la Redazione, in modo da amplificare la mia denuncia/protesta ed in modo tale da riuscire a fare in modo che gli operatori sanitari, da ora in poi, portino avanti il loro lavoro con maggiore consapevolezza e professionalità e denuncino, denuncino ogni volta che si trovano davanti un ostacolo al loro lavoro in modo da chiedere di rimuoverlo, non accettino passivamente l’assenza delle Istituzioni o dei Vertici dell’Azienda.