Non siamo soliti ascoltare, tutte le sere, i sermoni in diretta dell'influencer suo malgrado Andrea Colombini. Anche se, lo ammettiamo, è divertente. Non lo ascoltiamo un po' perché abbiamo, in genere, altre cose da fare e un po' perché, ormai, lo conosciamo a menadito e abbiamo sempre appoggiato, avendola cominciata insieme, la campagna contro il lockdown e il Green Pass che hanno non solo distrutto intere categorie produttive e spinto numerose persone al suicidio, ma anche obbligato o quasi la gente a scegliere tra il vaccinarsi o diventare degli emarginati. Non tutti, ovviamente, hanno il carattere e la capacità di fregarsene come hanno fatto lo stesso Colombini e chi scrive, direttore (ir)responsabile dell'unico giornale non vaccinato in Italia. Questa premessa per ricordare a chi, forse, se ne è già dimenticato, che in quanto non vaccinati pretendiamo e rivendichiamo gli stessi diritti e il medesimo rispetto che vengono attribuiti e osservati nei confronti di altre minoranze - etniche, religiose, sessuali - senza che nessuno aizzi la maggioranza come è accaduto per la vicenda Covid. Tuttavia, questa volta un collega e amico ci ha inviato l'ultimo parto di cotanta intelligenza emesso dalla bocca dell'influencer nella serata di ieri.
Ebbene, il direttore d'orchestra e unico o quasi tra coloro che in tutti questi anni hanno promosso la figura di Giacomo Puccini a Lucca, non ha perso l'ennesima occasione di scagliarsi contro la categoria, già di per sé priva di credibilità, dei giornalisti e lo ha fatto non soltanto definendoli i peggiori servi del sistema, ma, addirittura, augurando loro di perdere il lavoro e di ritrovarsi nei campi a spaccarsi la schiena e tutto ciò che, fisicamente, ne potrebbe conseguire.
Nella conferenza stampa di presentazione della propria candidatura alle elezioni amministrative di Lucca, Andrea Colombini aveva, in piazza de' Servi proprio di fronte al locale Rocco's, illustrato il proprio programma chiudendo, però, nel modo più sbagliato possibile e cioè gridando ai quattro venti e ai colleghi più o meno inebetiti, di stare attenti a quello che avrebbero scritto perché lui non avrebbe esitato, avendo depositato a Londra il proprio nome e la propria immagine, a rivolgersi ai propri legali qualora fossero state scritte cose inesatte.
Noi conosciamo Colombini da una vita e, probabilmente, anche di più. Riusciamo, quindi, a sopportarne le intemperanze sapendo che è una persona tutt'altro che sciocca, ma a tutto c'è un limite. In quella circostanza, se fossimo stati al posto dei nostri colleghi, ce ne saremmo andati senza nemmeno salutare. Perché non lo abbiamo fatto noi? Semplice, abbiamo gli anticorpi necessari e, inoltre, più volte ha preso posizione spiegando che la Gazzetta di Lucca è l'unico giornale con cui parlava.
Da un po' di tempo a questa parte Colombini non parla più con i giornali e ha, come unico interlocutore, il popolo dei social. Scavalca puntualmente i media rivolgendosi alla gente che, a quanto pare, lo ascolta messianicamente. Non è un problema che ci riguarda, non possiamo nemmeno immaginare un mondo e una Lucca senza Andrea Colombini.
Però, c'è un però: nel conato di vomito di ieri sera si è lasciato andare a un cattivo gusto davvero esecrabile verso non soltanto una categoria professionale, quella dei giornalisti, che ha anche, in una massa di proni al potere economico e politico, anche lodevoli eccezioni un po' ovunque. Ma non ha fatto distinzione, gettando nel calderone nei suoi strali tutto quello che, a suo avviso, riguarda l'universo de mass media. E qui ha sbagliato perché o fai una distinzione oppure, se metti tutto nella merda, allora anche chi ritiene di non doverci stare, si arrabbia e reagisce.
Colombini è uno che minaccia a destra e a manca di ricorrere agli avvocati. Noi che, a dire il vero, non solo non abbiamo di questi timori, ma, adesso, siamo anche a corto di cause giudiziarie perché, forse, invecchiati e troppo buoni, non ci facciamo certamente intimidire. Quindi non esitiamo a dire, con tutto il bene che gli abbiamo sempre voluto nel tempo, che, ora, ha davvero rotto il cazzo e perdonateci il francesismo, ma non se ne può più.
Quando si attacca qualcuno, o si fanno i nomi e i cognomi oppure si sta zitti. Perché questo modo di inveire e di sparare tonnellate di escrementi pensando di essere o di avere poteri soprannaturali, non va bene, non è giusto, non può essere un biglietto da visita per una città come Lucca sicuramente bigotta e ipocrita, ma non invasata fino a questo punto.
Colombini potrà anche escluderci, nel suo pensiero e nella sua considerazione, dalla categoria da spedire alla rieducazione nei campi come faceva un certo Stalin o anche come facevano i khmer rossi di Pol Pot, ma noi non ci sentiamo di stare ai margini anche perché, chissà, potrebbe anche accadere, al primo dissenso, che nei campi ci si finisca anche noi.