Un quotidiano locale riporta, nella cronaca di oggi, un articolo dedicato alla figura di Andrea Colombini, influencer suo malgrado e imprenditore culturale con il quale, il 25 aprile 2020 intraprendemmo per primi una battaglia contro le misure devastanti e discriminatorie decise dal Governo per fronteggiare l'emergenza Covid. L'articolo non è firmato è questo, a nostro modesto avviso, è un limite oltreché la testimonianza di una incapacità ad assumersi direttamente le proprie responsabilità dal momento che, qualcuno, quell'articolo, deve averlo scritto per forza. Articolo, è bene dirlo, tecnicamente perfetto, inoppugnabile, che denota da parte dell'autore una profonda conoscenza dei meandri giuridici oltre ad aver, sicuramente, avuto accesso agli atti in oggetto. Troppo dettagliata, infatti, è la descrizione. Il titolo del pezzo, oltre all'incipit, sono, però, per noi che frequentiamo il giornalismo da oltre trent'anni, alquanto singolari: Colombini rischia il giudizio. Non rammentiamo, sinceramente, ma l'età potrebbe farci difetto, di aver letto negli ultimi anni un titolo di cronaca giudiziaria dove si faceva riferimento ad un rischio piuttosto che a una certezza. Anzi, in genere il titolo si concentra sulla richiesta di rinvio a giudizio oppure sul rinvio a giudizio stesso oppure sulla condanna o, più raramente, su un'assoluzione. Più difficile titolare, come in questo caso, sulla conclusione delle indagini preliminari avviso che, ovviamente, è stato regolarmente comunicato agli indagati per cui essi ne sono a conoscenza e il diritto di cronaca è salvo così come la privacy.
Accentrare l'attenzione sul rischio di andare a processo è un po' come voler mangiare l'uovo in culo alla gallina, anche se, indubbiamente, è probabile ancor più che possibile, che un processo in tal senso, ci sarà. Ma se non dovesse esserci? Già, essere o non essere si domandava qualcuno, questo è sempre il problema.
Non entriamo nello specifico delle accuse e apprendiamo, inoltre, dall'articolo apparso sul quotidiano locale, alcuni particolari sul locale di piazza de' Servi dove avvenne il controllo sul Green Pass da parte della polizia, che nemmeno conoscevamo. Noi siamo stati diverse volte in quel posto e abbiamo sempre trovato un'atmosfera pulita, trasparente, decisamente controcorrente in materia di pandemia, ma dove le persone erano persone e nessuno si sarebbe sognato di giudicare o catalogare l'altro per un vergognoso, razzista questo sì, 'fascista' anche, pezzo di carta per non dire peggio, Green Pass. Che adesso ci vengano a raccontare che dentro quel locale ci sono stati soggetti intenti a violare le regole dettate da un Governo che ha messo in mutande milioni di persone spingendone chissà quante nella miseria e al suicidio o, nella migliore delle ipotesi, alla depressione costante e al cervello votato all'ammasso, è cosa che non ci inquieta più di tanto.
Noi non siamo mai stati no vax per definizione, anzi, rispettiamo il diritto sacrosanto che ogni essere umano ha di scegliere cosa fare della propria vita se, quindi, inocularsi sostanze più o meno conosciute oppure scegliere di astenersi e curarsi senza farsi prendere dal panico né dalla paura di essere emarginati. Per questo, anche per questo, abbiamo scelto, notoriamente, di non vaccinarci e di non vaccinare la vecchia nonna Dory al secolo Dory Chimenti, nata a Livorno il 20 aprile 1925 e prossima, quindi, al secolo di vita (facciamo gli scongiuri), madre, per sua sfortuna, di chi scrive,.
Entrambi abbiamo contratto due volte il virus del Covid, a dicembre e a giugno, ma non ci siamo allarmati, non ci siamo strappati i capelli, non abbiamo chiesto la pena di morte per chi non avesse fatto la prima, seconda, terza e, adesso, anche quarta dose. Semplicemente ci siamo rivolti, per puro caso, ad un medico sospeso anche lui perché costretto a subire i diktat del Pensiero Unico Dominante e, consapevoli che il Covid non è mai stato uno scherzo o una invenzione di chissà quale fantomatico complotto, ci siamo curati e siamo guariti. Senza alcuna complicazione e, adesso, presumibilmente, più immuni di tanti altri che le dosi di vaccino se le sono fatte.
Ripetiamo, nessuno deve essere costretto, a nostro avviso, a fare ciò che non vuole e nessuno può essere confinato in un angolo perché non in possesso di una puttanata come il Green Pass o Super Green Pass che dir si voglia. Così come nessuno può essere privato del diritto di lavorare mentre, al contrario, questa classe digerente ancor più che dirigente, ha impedito sin dall'inizio proprio questa libertà fondamentale garantita dalla Costituzione.
Per queste ragioni manifestiamo la nostra solidarietà ad Andrea Colombini. A ottobre tornerà l'emergenza sanitaria e vedremo come l'eventuale governo targato Meloni-Salvini-Berlusconi saprà comportarsi. E' qui, su queste cose, che noi misuriamo l'affidabilità e la libertà di una dirigenza politica, locale e nazionale sia ben chiaro.