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Scritto da aldo grandi
Ce n'è anche per Cecco a cena
10 Febbraio 2023

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Se l'amministratore unico del teatro del Giglio Giorgio Lazzarini si aspettava le scuse da Francesco Raspini, capogruppo dell'opposizione in consiglio comunale, a proposito della sua uscita nell'ultima seduta di Palazzo Santini circa i presunti - e mai avvenuti - contributi ricevuti dal comitato per le celebrazioni pucciniane presieduto da Alberto Veronesi, beh, è probabile che dovrà aspettare parecchio. Inutilmente. In un certo senso comprendiamo l'ex candidato a sindaco del Pd: si è trovato tra le mani la lettera della professoressa Biagi-Ravenni formata anche da altri due illustri accademici e non poteva non 'denunciare' apertamente nel corso del suo intervento, la stranezza emersa a suo avviso in merito ai rapporti tra l'istituzione di piazza del Giglio e il comitato, sempre più discusso, con a capo quel povero maestro e direttore d'orchestra al quale non gliene passano nemmeno mezza. E' probabile che anche noi, trovandoci tra le mani il documento sottoscritto dai tre saggi, avremmo fatto altrettanto. Ed effettivamente, durante l'intervento, Raspini non ha chiamato in causa direttamente con nome e cognome Giorgio Lazzarini, ma ha lasciato intendere, a chi volesse azzardare una qualche ipotesi, che... se non era zuppa era pan bagnato. Raspini ha detto, poi, che le sue osservazioni erano dirette verso il comitato di Veronesi e non nei confronti di Lazzarini, ma quest'ultimo non l'ha bevuta. Querele? Non esageriamo, tra l'altro pare che il Veronesi al Raspini lo abbia già querelato una volta.

La professoressa Gabriella Biagi Ravenni, sorella dell'amico e avvocato Franco, avrebbe chiesto scusa a Lazzarini dopo aver effettuato una visita presso il Giglio dove le sarebbero state mostrate le carte. Poi, invece, leggiamo sul quotidiano La Nazione, che nessuno avrebbe chiesto le scuse del triumvirato componente il centro studi Giacomo Puccini e, allora,m ci piacerebbe sapere chi è che dice la verità. Non abbiamo motivo di dubitare di Lazzarini per cui le cose sono due: o qualcuno le scuse le ha chieste, ma a nome proprio e non trovando gli altri d'accordo, oppure spiegateci voi per favore come stanno le cose.

L'unica cosa certa di tutta questa storia è che se Giacomo Puccini, il Maestro cui sono dedicate le celebrazioni imminenti, tornasse improvvisamente e impossibilmente in vita, resterebbe ed usiamo un eufemismo, deluso per non dire peggio: liti su liti, lista infinita di adesioni al comitato, tanti, tantissimi soldi in ballo e figurati se c'è chi vuole stare soltanto alla finestra. 

Altra cosa certa è che Alberto Veronesi lo vogliono fare a fette e non si capisce o, meglio, lo si capisce benissimo, perché. Ce lo ha scritto lui ieri pomeriggio con un breve messaggio dopo aver letto il nostro Cecco a cena di ieri:

Lazzarini è un amico e non commento le opinioni di un amico. Che io risulti divisivo per la sinistra mi sembra ovvio, visto che -a detta di molti- sono colui che le ha tolto, a Lucca, la poltrona del comando. Mi permetto inoltre di dire che se ogni volta che la sinistra lo chiede bisogna dimettersi, fra poco assisteremo alle dimissioni non solo di Donzelli e Del Mastro, ma anche di Meloni, Salvini, Tajani, Pardini, Del Ghingaro, e chiunque altro eletto con i voti dei cittadini. Il Pd è famoso per governare senza vincere le elezioni, lo ha fatto per 12 anni. Che lo voglia fare anche attraverso gli esponenti del centrodestra mi sembra addirittura paradossale.

Contestano Veronesi, il suo modo di procedere, i suoi, dicono, tentennamenti, le sue, sostengono, piroette, ma non è un caso che, Lazzarini a parte, a chiederne le dimissioni siano, soprattutto, esponenti di sinistra. Lui, a quanto pare, a dimettersi non ci pensa proprio, ma, nel frattempo, è iniziato il toto-successore che vedrebbe, addirittura, tra i candidati, l'ex presidente del senato Marcello Pera, ma lui, a quanto pare, non ci pensa - e fa bene - proprio.

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