Non solo una delle autrici di fantascienza più importanti in Corea del Sud, ma riconosciuta internazionalmente per la sua commistione di fantasy, fantascienza e mito: è Kim Bo-Young, ospite a Lucca Comics & Games 2023 per presentare la sua ultima opera, la raccolta di racconti L’origine delle specie che, come suggerito dal titolo, analizza in una sorta di prospettiva post-darwiniana i tentativi di resistenza di esseri umani e non umani alle minacce poste dall’evoluzione.
Inevitabile pensare, in una prospettiva del genere, al tema molto più reale che fantascientifico dell’intelligenza artificiale, se vada considerata più un’evoluzione naturale della specie umana o qualcosa che rischia di soppiantarla; ma, ha spiegato l’autrice, si tratta di una problematica che si nutre molto più di un modo di vedere puramente occidentale. “Questa dicotomia molto netta tra naturale e artificiale la percepiscono soprattutto gli occidentali: nel mondo orientale, in particolare in Corea, pensiamo che anche gli esseri inorganici siano dotati di vita, di un’anima. Quando ho scritto il libro, mi sono rifatta a questa concezione”.
Lo stesso concetto di fantascienza come genere ben definito in quanto collegato strettamente allo sviluppo scientifico è qualcosa di prettamente occidentale, che nei lavori di Kim si trova solo in parte. “Nel brano di introduzione dell’Origine delle specie rifletto su quanto la scienza sia nella fantascienza, cosa che ai lettori occidentali può sembrare strana- ha esordito- Anche in Corea ci sono scrittori e scrittrici che partono dalla scienza, ma non penso che una letteratura come la fantascienza debba necessariamente essere così rigida: la vedo come una prospettiva molto più ampia per raccontare il mondo di oggi”.
La fantascienza ha dunque il suo nucleo nell’analisi dei problemi più caratteristici della nostra società; tra questi c’è naturalmente il riscaldamento globale, rispetto a cui si dice che la fantascienza si trovi a un bivio: la scelta è tra ignorarlo, raccontando un futuro remoto che non lo prenda in considerazione, o narrarne le conseguenze. Kim Bo-Young ha, tuttavia, una visione particolare sul tema: “Quello del cambiamento climatico è il grosso problema, ma non è attuale e non è il futuro: già da tanto tempo non viene affrontato, ormai è troppo tardi, trattarlo sarebbe trattare il passato”.
La realtà è, per l’autrice, la base maggiore per accendere la creatività: quanta importanza ha un tema attuale come il femminismo non solo nella sua narrativa, ma nella narrativa fantascientifica coreana in generale? “È un tema importante, che viene trattato da tanti- ha osservato- Forse c’è qualcosa in comune tra il femminismo e la fantascienza, un genere che per molto tempo è stato discriminato: è possibile che in esso le storie femminili abbiano trovato uno spazio dove essere raccontate. Io stessa l’ho trattato in un racconto, How alike we are: l’ho scritto nel 2016, periodo in cui ci fu un boom del femminismo”.
Kim nega tuttavia che la condizione di scrittrice fantascientifica in Corea sia attualmente minoritaria o svantaggiata, anzi: “Attualmente tutti i bestseller sono di scrittrici, tra gli autori di fantascienza più grandi e famosi in Corea non ne conosco molti di maschi. La vera sfida per me è stata lavorare in un settore ancora così piccolo e non ben accolto dalla società coreana. Mi ha fatto molto bene confrontarmi con scrittrici straniere come Nicoletta Vallorani e Licia Troisi: vorrei prendere a modello queste scrittici italiane e diventare come loro, perché ne ho ricevuto tanta ispirazione”.
Non resta adesso che aspettare l’opera cui l’autrice si sta attualmente dedicando, ispirata ad un’antica leggenda orientale, nella speranza condivisa da lei stessa che venga pubblicato, e presto, in Italia; nel frattempo, questo il suo augurio sull’impatto delle sue opere sui lettori: “Per me sarebbe molto bello aver trasmesso la sensazione di aver fatto un viaggio in un mondo che avevo immaginato e costruito”.
