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Scritto da aldo grandi
Enogastronomia
08 Gennaio 2023

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Ai più colti è conosciuta per alcuni dipinti di rilievo e per aver dato ai natali al Perugino, a quelli meno interessati all'arte e aficionados del piccolo schermo, è entrata negli occhi e nel cuore per la fiction Carabinieri interamente girata a queste latitudini. Per noi che non l'avevamo mai visitata, è stata una piacevole sorpresa. Certo, girare il centro e soffermarsi ad osservare le bellezze pittoriche e medievali di questo piccolo centro ai confini tra Toscana e Umbria richiede sì e no un paio d'ore, ma se si ha realmente voglia di conoscere il luogo, le persone o, almeno, alcune di quelle che ci vivono e ci lavorano, se si desidera frequentare i ristoranti che sono vere e proprie chicche di storia, beh, due giorni sono più che sufficienti tenendo conto che una capatina a San Casciano dei Bagni è di prammatica e un salto a Castiglione del lago sul Trasimeno altrettanto. 

Nel week-end della Befana, ultima finestra sulle festività natalizie, la via Garibaldi e la via Vittorio Veneto con annessi slarghi e piazzette, sono riempiti dalle bancarelle dei prodotti tipici di queste parti oltre a qualche negozio dove si trovano oggetti di arredo vintage, una buona ottica con accoglienza simpatica made in Roma, gioielli d'argento Raspini e diffusori di prestigiose essenze come, ad esempio, Wally 1925, consigliabile assolutamente la confezione da 250 ml Divino.

Per le notti abbiamo voluto scegliere un B&B, Chez Nous, di Flavia Sofia in via Garibaldi 21. Inutile cercare parcheggio all'interno dell'area centrale, meglio lasciare l'auto nelle strade che costeggiano le mura dove nessuno viene a rompere le scatole. Quattro camere di cui una quadrupla, qualche scala da salire, ma ne vale la pena. Colazione inclusa con ampio spazio a disposizione dove si può mangiare dolce, niente salato, però. Linea wi-fi gratuita a disposizione, mansarda splendidamente abitabile e molto, molto intima. Si dorme da dio, nessun rumore, atmosfera ideale per chi vuole resettare l'hard disk della mente troppo spesso intasato da stress o eventi più o meno graditi.

La padrona di casa, appunto Flavia, è, inoltre, una chicca: romana di nascita, da adolescente ha lasciato la capitale con la famiglia per trasferirsi in campagna a pochi minuti d'auto da Città della Pieve. Lavorava in una agenzia di viaggi e girava il mondo fino a quando il Covid l'ha costretta a prendere atto che, forse, era giunto il momento di cambiare strada. Così, dopo aver acquistato un terratetto si direbbe a Lucca, lo ha arredato splendidamente e ristrutturato aprendo una struttura ricettiva che merita assolutamente una visita.

Due le sere a disposizione per cenare e conoscere i locali di questa perla del turismo umbro 'colonizzata' sicuramente, dai romani di oggi in cerca di pace e ristoro, ma anche di un futuro. Cittadina elegante, riservata, ma non diffidente, essenziale, con una ottima farmacia proprio nel cuore del centro abitato e un caffè, l'Antica Caffetteria Matucci in via Vittorio Veneto 1: quest'ultima assolutamente da provare, servizio efficiente e gentile, sorrisi senza avarizia, prezzi accessibili e, anzi, sorprendenti. Tutto ok, in particolare una quantità di tisane considerevole con tanto di clessidra a disposizione per misurare il tempo necessario all'infusione. Ottima anche la colazione. E, a quanto si è visto, anche gli aperitivi, addirittura consigliabile, durante i giorni festivi, la prenotazione a certi orari serali.

La prima cena era stata prenotata da Silvana, un ristorante caratteristico accanto alla chiesa del Gesù, una nicchia in un vicolo d'altri evi con tanto di grande forno a legna dove Manuel Torroni, il gestore con la compagna Katia e la mamma Silvana Canuti a dare un'occhiata in giro, cuoce delle splendide bistecche che definire tenere è un eufemismo: ve le porta davanti e, sul filetto, infila il dito con il 'buco' che resta a testimonianza di una qualità e di una morbidezza straordinarie. Avevamo letto le recensioni e quasi tutte erano positive salvo qualcuno nella quale i clienti si lamentavano dei prezzi, giudicati un po' alti e di un'accoglienza non proprio speciale riservata ai bambini. Niente di vero, almeno per quello che abbiamo potuto vedere.

Certo, essendo il ristorante molto piccolo e con pochi posti a disposizione, una truppa di pargoli scatenati -ne bastano due o anche tre - può compromettere il regolare svolgimento del servizio, ma nessuno viene mandato via malamente. Anzi. Di sicuro sia Manuel sia Silvana hanno una loro personalità e un caratterino che per alcuni potrebbe essere anche un caratteraccio, ma basta essere disposti a comprendere che siamo nelle mani di chi ha solo voglia di farci stare nel miglior modo possibile. Manuel e Silvana, quest'ultima amante del sigaro, dicono quello che pensano e non sono soliti mandarle a dire se qualcuno esagera. Sono genuini, veri, vivaci, non marionette asettiche come capita di vedere in alcuni ristoranti top. A noi piace così, pane al pane e vino al vino e, per non smentirci mai e alla faccia del nostro digiuno intermittente, eccoci divorare, letteralmente, sette bruschette sette provenienti dal forno di cui sopra e condite con un olio spettacolare con pepe e sale, ma, soprattutto, aglio in abbondanza.

Manuel ama gli animali, i cani in primis e sua madre non esita a viziare senza freni il nostro Leone, esemplare di labrador all'anagrafe Trevor come l'ex calciatore della Sampdoria anni Ottanta, il quale non disdegna e mangia senza dignità.

"Qui da noi - spiega Manuel - abbiamo una filosofica gastronomica speciale nel senso che ci teniamo a cucinare solamente ciò che riserva il territorio e il periodo stagionale. Ecco perché il menu cambia, realmente, ogni giorno salvo la carne che, per noi, è un classico e che, onestamente, richiama molti commensali. Le recensioni? Non ne posso più, non ci sto dietro, a me basta ciò che dicono i clienti al momento di andarsene e vedo che sono sempre soddisfatti e ritornano puntualmente".

La tartare di chianina è divina, ottimi i salumi e i formaggi, ma la vera sorpresa, la prima sera, arriva dai primi piatti quando sul tavolo sbarca una porzione pantagruelica di spaghetti artigianali alla matriciana, delicatissimi e allo stesso tempo appetitosi, in realtà bastevoli per due e, difatti, condividiamo. Facciamo notare a Silvana che, in certi locali, la pasta che servono a malapena sfiora i 90 grammi sul piatto: "Io non sto a pesare nulla, vado ad occhio e a volte ci metto anche 180 grammi, importante è che il cliente stia bene e sia contento". Una infarinata di pecorino romano rende la portata sublime.

Siamo quasi full-up nonostante le 24 ore di digiuno intermittente alle quali ci siamo rigorosamente attenuti, ma proprio l'astinenza forzata ci rende molto simile al quadrupede che, sotto il tavolo, aspira a poter gustare le medesime cose dei suoi padroni.

Come secondo Katia arriva con un piatto di cinghiale cacciato, alla maremmana e patate lesse da urlo oltre a delle polpette chiamate noci di chianina con patate al pomodoretto. Anche in questo caso le porzioni sono abbondanti. I prezzi dei primi si attestano sui 15 euro, dei secondi sui 20 euro: sarebbero questi i prezzi alti? Ma se quando si va in qualche ristorante nouvelle cuisine ti spellano come un pollo e si mangia molto, ma molto meno bene che qui...

L'addome si gonfia, non c'è più posto né trippa per gatti. Abbiamo bevuto un vino rosso della casa e siamo rimasti soddisfatti, del resto una bottiglia l'avremmo, sostanzialmente, dovuta bere tutta da soli o quasi. Impossibile più che impensabile.

Nota di rilievo, un incontro inaspettato, ma che in questa città si è ripetuta complice anche la socializzazione spinta indotta da Trevor-Leone e dal suo muso, impagabile e meraviglioso. Un cane che chi scrive ha cercato in tutti i modi di regalare visto il suo ingombro esistenziale senza mai trovare adepti, mentre, questa volta, proprio Massimo Ferrari da Roma, al tavolo adiacente con la compagna Raffaella Carabellesi, prenderebbe senza indugio prenotandosi, dietro nostro consiglio, per il primogenito che nascerà dalla cucciolata di razza prossima ventura.

Massimo apre la bocca e restiamo basiti: questa voce l'abbiamo già sentita decine di volte in Tv, durante interviste e o interventi di uno dei personaggi più amati e simpatici dello sport italiano: Francesco Totti. Non ci crederete, ma a tavola con noi c'era proprio lui, Francesco Totti, altro che crociera ai Caraibi con Noemi, amici e figli. Totti il Capitano era lì, accanto a noi e ogni volta che parlava ci lasciava sconvolti, letteralmente. E, infatti, non era la prima volta che glielo facevano notare, a Massimo, romano de Roma anche lui, abitante alla Garbatella, appassionato di viaggi e enogastronomia. Sulla sua tovaglia, un vassoio di ceramica con una bistecca che aveva (nella foto) un filetto più grosso di tutto il resto. Roba da pazzi! "Sono vent'anni che veniamo qua - dice - E come si mangia la carne da Silvana non ce ne sono. Il forno è eccezionale, Manuel bravissimo e noi ci godiamo questa carne tenerissima e straordinaria". Alla fine resta solo il grande osso, ma niente da fare: la nostra dolce, si fa per dire, trequarti è inflessibile: niente ossa per Leone-Trevor, solo il cosiddetto secco che fa schifo solo a guardarlo.

La seconda sera avevamo prenotato in un locale particolarmente apprezzato poco fuori la cinta muraria, ci si arriva anche a piedi, ma non essendoci il marciapiede meglio prendere l'auto. Poi, però, Trevor viene colto da un improvviso malessere e preferiamo tornare da Silvana dove ci tuffiamo, senza esitazioni, sulla bistecca del giorno prima e dobbiamo ammettere che non ce n'è per nessuno: una esaltazione costante e progressiva per le nostri pupille-papille gustative, solo bistecca e niente più, nemmeno pane e, come contorno, un cavolfiore strepitoso e dei fagioli con sugo al pomodoro lievemente piccante che seguono la ciccia senza perdersi una deglutizione.

Alla fine, però, ci scappa anche una fetta di torta con ricotta e frutti di bosco. Crepi il digiuno. Intermittente o meno. 

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