Poteva l'Anpi far mancare la propria voce anche e, soprattutto, quando nessuno gliel'ha chiesta? Certo che no, così ecco il suo intervento che evitiamo di commentare, ma che riteniamo ai limiti del ridicolo visto che mischia valori storici e culturali con altri che riguardano minoranze sessuali etniche o religiose della serie tutto e, allo stesso tempo, niente:
La proposta, in discussione martedì 27 dicembre nel Consiglio Comunale di Lucca, di togliere qualsiasi riferimento alla Resistenza e all'antifascismo dai moduli del Comune, non ha nessun senso giuridico, etico e costituzionale.
Dopo 77 anni, dovrebbe essere acquisito universalmente che la Guerra di Liberazione, conclusasi con la sconfitta dello stato fantoccio della RSI e del regime nazista, è stata un evento fondativo per il nostro Paese.
Uomini e donne che hanno combattuto quella guerra, provenienti dalle più varie estrazioni politiche, hanno discusso due anni, tra il 1946 e il 1948, per darci una Costituzione che è intrisa di antifascismo. Non a caso la XII disposizione transitoria e finale vieta qualsiasi tentativo di ricostituzione del regime fascista. La nostra democrazia si basa quindi su valori condivisi da monarchici, liberali, repubblicani, socialisti e comunisti.
La mozione 158 del Consiglio Comunale di Lucca, con un ragionamento pretestuoso, cita l'articolo 21 sulla libertà d'espressione. Cerca, con una dinamica classica del revisionismo, di contrapporre i valori antifascisti ad una generica richiesta di adesione ai valori della Costituzione. E chiede di rimuovere dai moduli del Comune il riconoscimento della Resistenza, e il ripudio dell'odio, ovvero di: fascismo, nazismo, ideologie razziste, xenofobe o antisemite, omofobe e antidemocratiche, portatrici di odio o intolleranza religiosa.
Come si può, in tutta onestà intellettuale, ritenere divisiva la richiesta di ripudiare valori in antitesi alla nostra Costituzione? Di ritenere lesiva la richiesta di non propagandare odio?
È giunto il momento di smetterla con i soliti, anacronistici tentativi di sminuire l'antifascismo come fondamento della Nazione. La nostra Patria, termine utilizzato in primis dai partigiani, ha bisogno più che mai di unità e richiamo a quei valori che hanno consentito la nascita della democrazia, oltre che un grande sviluppo economico tra gli anni '50 e '60.