Non c'è giorno in cui il sindaco non venga tirato in ballo dall'opposizione perché prenda le distanze da qualsiasi cosa succeda in giro, al di là delle sue responsabilità e competenze specifiche. Oggi sono io a chiedere al centrosinistra moderato di prendere pubblicamente le distanze dall'iniziativa organizzata questa mattina nell’Auditorium di San Francesco, dove molti studenti di quasi tutte le scuole superiori lucchesi sono stati condotti dai loro insegnanti ad ascoltare un lungo intervento del controverso storico relativista, dall'approccio militante, Eric Gobetti che nei fatti ridimensiona il valore del Giorno del Ricordo, della strage delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata.
Il tutto senza informare l’Ufficio Scolastico Provinciale, che di solito viene coinvolto per eventi di ampio raggio che mettono insieme così tante scuole del territorio.
In sostanza, una ricorrenza che dovrebbe unire e riconciliare gli italiani – mai digerita da una certa sinistra – è stata usata come arma politica di parte.
Ma la cosa davvero inaccettabile è che le scuole, che hanno la missione di creare senso critico nei loro alunni, si facciano complici di una lezione frontale tenuta da uno studioso molto contestato in tutta Italia senza alcun contraddittorio, senza mettergli accanto un altro storico capace di confutare ad armi pari la sua interpretazione dei fatti e delle fonti.
Lo stesso Gobetti questa sera parteciperà a una seconda iniziativa marcatamente politica di un gruppo di sinistra locale, chiudendo il cerchio sul colore e sulla missione di tutta l'operazione.
Sono altresì stupito e sorpreso di come un evento del genere abbia trovato spazio nell’Auditorium San Francesco, un’importante struttura congressuale della nostra città, da sempre utilizzata per eventi di grande spessore culturale.
Da parte mia non posso che rinnovare l'abbraccio a tutte quelle famiglie di italiani di origine istriana, che invece di sentirsi accolte dalla propria comunità e comprese nella tragedia vissuta e in una memoria condivisa si vedono coinvolte e strumentalizzate in una interminabile lotta fra nostalgie e bandiere identitarie che con il ricordo non hanno davvero niente a che fare.