Abbiamo 'scoperto' e intervistato per primi Roberto Vannacci, nell'estate di due anni fa, abbiamo ripetuto incontri e presentazioni senza mai pentirci né, tantomeno, con qualche esitazione. Mai ci eravamo imbattuti in un personaggio che condividesse in toto o quasi gli stessi valori e i medesimi concetti. Questo generale incursore e individualista era riuscito a sbaragliare il campo dell'ipocrisia dilagante del politicamente corretto con semplicità e anche simpatia, senza sbagliare non solo un congiuntivo, ma nemmeno un imperfetto, che parlava senza inciampare e che si sottoponeva a domande senza alcuna preparazione. Lo hanno massacrato a tutte le latitudini, ma ogni querela, ogni denuncia sono finite nel fango della denigrazione e della maldicenza e lui ne è risorto ogni volta ancora più forte e amato di prima.
Sin dall'inizio della sua avventura politica in molti si sono chiesti e altrettanti si sono domandati perché non dare vita ad un nuovo partito politico, senza accorgersi che una cosa è il dire e l'altra il fare e che, tra i due, c'è di mezzo il mare. Roberto Vannacci non ha mai promesso che lo avrebbe fatto, anzi, ha spiegato la sua adesione alla Lega dall'esterno come una mossa intelligente e importante per non restare isolati. Parallelamente i suoi compagni di viaggio che si erano dati molto da fare per il comitato il mondo al contrario hanno creato un movimento che aspirava a diventare qualcosa di più. Una volta che il generale ha scelto di tesserarsi a tutti gli effetti per il partito di Salvini, hanno interpretato questo passaggio come una sorta di 'tradimento' e, comunque, per un colpo inferto alle loro aspirazioni. Da qui la decisione, annunciata sui social, di allontanarsi da Roberto Vannacci. Ancora prima se ne era già andato un suo commilitone, Fabio Filomeni, che mal aveva digerito la strategia politica del suo amico.
Vannacci, tuttavia, aveva compreso che non si può fondare un partito dall'oggi al domani e che non si può neanche dare vita ad un soggetto politico di cui, una buona fetta, è costituito da ex militari. Il partito non può essere una caserma e le regole che funzionano in chi ha indossato una divisa, per quanto valide e coraggiose, non possono funzionare anche in politica. I militari, brava gente, troppo spesso dimenticano che la società non indossa alcuna divisa e che la loro è soltanto una parte, per di più infinitesimale, di tutto il contesto.
Perché abbandonare, dunque, Roberto Vannacci proprio quando è riuscito, in appena due anni, a raggiungere quello che altri nemmeno vedono in tutta una vita? Eppure lui non ha rinnegato una sola parola di quanto ha detto sin dall'inizio, continua a tenere alta la bandiera dei suoi valori che, a ben vedere, ci accomunano in tanti, non è mai caduto in scandali, non ha mai abbassato la testa e nemmeno la guardia, è sempre disponibile, sta viaggiando in lungo e in largo per questa Italia facendo quello che ogni politico dovrebbe fare e che, perdonateci l'ardire, solamente un altro leader, Giorgio Almirante, era solito fare.
Per questi motivi noi continueremo a sostenerlo, pur senza alcuna tessera di partito - scusateci, ma siamo allergici - Perché crediamo nella sua buona fede e comprendiamo che a volte, in politica, bisogna anche sporcarsi stando vicino a chi sudicio lo è, ma se si vuole cambiare qualcosa non ci sono altri modi. E sudicio o sporco che si voglia Vannacci non lo è né lo è mai stato. E' un uomo tutto d'un pezzo che possiede una semplicità che affascina e che avvicina. Fino a quando sarà come noi lo abbiamo conosciuto, non resterà mai solo.