Caro Aldo,
Sono stonato come una campana venata, ascolto Vivaldi e Beethoven e l’ultimo compositore che riesco a capire è Stravinsky, l’ultima canzone che riesco a gustare è il Cielo in una stanza: melodie e armonie classiche, lontane dalle percussioni afroamericane e dalle bufale ritmate oggi dominanti.
Quanto sopra per giustificarmi di non aver mai seguito il Festival di San Remo, nemmeno quando mia mamma lo ascoltava alla radio negli anni 50 e poi lo vedeva nella cassetta marrone della TV in bianco e nero negli anni sessanta, per non parlare degli anni successivi. Neanche mia moglie, medico e con mentalità scientifica, ha mai seguito San Remo, né le mie figlie l’hanno mai amato: insomma una famiglia di analfabeti canori, di ignoranti musicali conclamati, con alla testa il capofamiglia.
Non ho né visto né sentito il Festival 2023 ma sono investito dallo sciame sismico delle componenti così dette “culturali” e politiche che il Festival ha assunto anche quest’anno, sempre più comizio politico che kermesse canora come era ai tempi di Papaveri e papere o di Volare.
Aggiungo lo smarrimento di fronte alle sigle, agli acronimi, ai nomi d’arte dei cantanti. Una volta i cantanti avevano nomi e cognomi, oggi si nascondono dietro a Mr. Rain, Articolo 31, Ultimo, Rosa Chemical, e così via.
Wikipedia informa che mr. Rain è il trentaduenne signor Mattia Balardi da Desenzano sul Garda, che si è dato questa etichetta perché riesce a fare musica solo quando piove (grave handicap in momenti siccitosi come questi), più complicata la vicenda di Articolo 31, cui corrispondono due misteriosi soggetti noti al mondo come J.AX e DJ ad, impossibili da identificare all’anagrafe milanese. Mentre il sig. Manuel Franco Rocati da Rivoli (TO), nome d’arte Rosa Chemical è il raffinato cantante che prima simula l’amplesso anale e poi bacia il sig. Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, principe consorte della regina Ferragni, che è la più intelligente del pollaio: molto business e pochi discorsi.
La rappresentazione festivalesca pare la prosecuzione moderna del famoso bestiario medievale di Aberdeen che descriveva bestie vere e bestie immaginarie allo scopo di stupire il lettore. Qui il modo sembra uguale: il comportamento eterodosso, il superamento dei confini del buon gusto e del bon ton “borghese”. Sfida che nulla costa e che anzi è foriera di buoni affari e di agi da gustare nella nostra società ricca e garantista anche per i trasgressori milionari.
È invece diverso il fine: non più stupire il lettore del bestiario ma convincerlo a cambiare opinione sui valori di fondo della vita, a dirgli che il metro usato finora va sostituito col nuovo metro che – fra l’altro - supera le distinzioni fra uomo e donna, inserendo un terzo sesso indistinto e fluido.
Noterai la sintonia con la candidata alla segreteria del PD, Elly Schlein, che ha dichiarato di essere bisessuale e di “stare” in questo momento con una ragazza dopo “aver amato molti ragazzi”.
Sono fatti suoi che noi borghesi e retrogradi ci limitiamo a garantirle: che ami chi vuole la giovane Schlein. In questo Paese è ammesso anche quando governa la destra retriva e addirittura in odore di fascismo, mentre nei Paesi governati dai compagni o dagli islamici quelli come lei li accoppano o li spediscono nei luoghi di detenzione.