Anno XI 
Lunedì 19 Maggio 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da francesco pellati
Politica
05 Ottobre 2022

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Caro direttore,

l’esito delle elezioni spiega perché tutto il mondo di sinistra (compreso ahimè il Capo dello Stato) vi si opponeva, inoltre sta provocando terremoti e riposizionamenti in tutti i partiti che contano.

Ne esce bene FdI che tuttavia ha cambiato il proprio DNA: da partito di opposizione, per di più con le stigmate del MSI, a partito di governo, addirittura egemone.

Se l’è cavata il M5S con l’apporto dell’Italia meridionale. Il M5S ha trovato in Conte il leader ideale. Cinico e sbragato, fatto a posta per gestire i grillini. A suo tempo Achille Lauro dava una scarpa agli elettori napoletani e solo se eletto dava la seconda scarpa. Conte e compagni hanno dato il reddito di cittadinanza promettendo di blindarlo se rieletti. Unica differenza nel sordido baratto: per comprare le scarpe Lauro spendeva soldi suoi, Conte spende soldi nostri. Comunque alla fine il Movimento non si è estinto, anzi aspira a sostituirsi al PD nel rappresentare il “popolo” e ricomincia a flirtare con chiunque ci stia, tutto lascia pensare che “ci stia” la sinistra che uscirà dalle macerie del PD.

Non ne esce male F.I. che ha recuperato un paio di punti valendosi dell’eterno Berlusconi, e, localmente, dell’attivismo di Mallegni che ha fatto eleggere altri ma non se stesso: eccesso di altruismo oppure errore di calcolo? Conoscendo l’uomo sono sicuro che assorbirà il colpo. Del resto se F.I. perdesse anche Mallegni avrebbe prospettive ancor più modeste qui in Toscana.

A metà strada Azione: questo minotauro di fresca nascita concepito dall’incestuoso amore di due genitori provenienti dal PD, che però presentano la loro prole come partito liberaldemocratico pur dichiarandosi già disponibili a patteggiare col moribondo partito di provenienza.

Ne esce male il PD che rischia addirittura l’estinzione. Qui sembra realizzarsi il brocardo di Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha. Dopo un decennio nel quale le sconfitte elettorali non avevano scalfito il potere della filiera di sinistra, di cui il Pd è solo una parte, la caduta odierna ne vanifica il potere, scioglie i nodi che tenevano stretti i tanti galli dentro al pollaio.

Voglio vedere quale sarà il nuovo collante per rimettere insieme i democristiani di sinistra emiliani (la vecchia Margherita), i nostalgici del partitone che reggono le Coop, le ARCI e i circoli: le radici profonde dell’ex PCI sul territorio, i cattolici francescani, l’altro pezzo delle onlus, coop caritatevoli, ong pro immigrazione, i nostalgici della Resistenza dell’ANPI, i sindacalisti della CGIL, le organizzazioni LGBeccetera con le loro potentissime lobby (che strepitano a ragione quando qualche imbecille discrimina i “diversi” ma anche quando la discriminazione è pura fantasia), le organizzazione femministe (che assistono inerti ai massacri degli ayatollah iraniani o dei talebani afgani, perfino della famiglia pakistana omicida di Novellara, immigrata anni fa e “ben integrata” come da dichiarazioni del sindaco PD del Paese), i sindaci snob come Sala a Milano o Guarnieri a Roma, i cialtroni politici tipo Emiliano in Puglia, i cabarettisti tipo De Luca in Campania, i comunisti duri come Orlando, cantanti, attori, influencer, scrittori, intellettuali e pseudo tali, giornalisti, opinionisti, fino alle bocciofile: tutto il variopinto mondo che da decenni compone l’egemonico mondo della sinistra, che impone regole, che decide il corretto e lo scorretto, che occupa tutto l’occupabile con la straordinaria abilità dell’arrivista e la compattezza del “soccorso rosso”. Oggi sembra deflagrare né si sa dove andrà a parare l’ecpirosi di stoica memoria.

Ne esce male la Lega, lo constato con profondo dolore.

La ferita duole e molto: in Toscana passare dal 31.5% (Europee) al 6.7% odierno è una sofferenza, anche se ha portato a casa 6 parlamentari: risultato reso possibile perché i collegi uninominali sono stati spartiti a inizio luglio quando i sondaggi davano la Lega in una forbice del 15>18%. Ne derivò una attribuzione che premia la Lega con un paio di parlamentari in più.

In Italia all’8,8% con la Lega doppiata da FdI nei suoi bastioni storici lombardo/veneti. La Lega di Salvini ha un problema di rappresentanza prima ancora che di consenso: volendo rappresentare tutti finisce per non rappresentare nessuno.

Vi si aggiunge la compilazione di liste dove prevale l’amico, il famiglio, i paracadutati da Nord, dove non li volevano.

Il partito è in fibrillazione dappertutto ma soprattutto nelle terre di origine governate da tre presidenti Lega: Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Le fibrillazioni a Sud dell’Umbria sono trascurabili, seguiranno gli esiti provenienti dal Nord. La terra di mezzo (Toscana e Umbria) è più direttamente interessata alla vicenda.

Oggi ci sono in campo molte opzioni, alcune delle quali dirompenti:

  • C’è la posizione dei salviniani forti dell’appoggio del capo, che ha commissariato la Toscana da 4 anni: L’allora segretario, poi senatore, Vescovi, non vi si oppose con la sufficiente energia e patteggiò una sorta di salvataggio ad personam che sacrificava l’autonomia della Lega Toscana e i militanti che avevano concorso alla ascesa del partito dallo 0.67% del 2013 fino al 16.7% delle regionali 2015, attuando la dottrina della Lega Nord: conoscenza e promozione del territorio, rappresentanza dei ceti produttivi, premio all’impegno, selezione per competenza e per merito e lealtà verso il partito. La commissaria imposta da Salvini, Susanna Ceccardi, fu molto brava a fare quello che sa fare: 48.000 voti di preferenza alle europee. Questa vocazione a massimizzare le preferenze è caratteristica anche dell’altra donna forte della Lega Toscana, la ora onorevole Elisa Montemagni, i cui primi passi all’inizio della sua carriera politica, incoraggiai da Presidente regionale e da commissario di Lucca. Si aggiunge una terza donna in terra Aretina: la attuale sottosegretaria Tiziana Nisini, rieletta. Tre donne capaci di ottenere consensi personali ma poco attrezzate per gestire un organismo complesso come un partito. E i risultati sono quelli odierni.

  • Il territorio lucchese si conferma molto fecondo per il cdx, i parlamentari della Lega che hanno usufruito dei voti lucchesi sono Montemagni, Barabotti e un po’ anche Potenti che ha sconfitto nientemeno che Marcucci a Livorno! Il territorio potrà usufruirne.

  • C’è la posizione di Gianni Fava, l’ultimo e unico oppositore ufficiale di Salvini nell’ultimo congresso federale che si perde nella notte dei tempi (come quelli provinciali e regionali) secondo cui la Lega salviniane non è contendibile dall’interno perché egemonizzata da un decennio di governo salviniano. Bisogna recuperare la vecchia Lega Nord tuttora in vita. Fava convoca un incontro di “volenterosi” il 16 ottobre in Brianza. Contestazione esterna al partito.

  • C’è l’ipotesi dei Governatori nordici (Zaia, Fontana, Fedriga): aspettiamo la formazione del governo e il suo programma. Se non comprende alcune istanze ritenute fondamentali (fra tutte l’autonomia) contendiamo a Salvini l’egemonia sul partito. Dunque via interna di contestazione. Front man Fedriga, segretario in pectore Zaia.

  • Da ultimo c’è il ritorno di Bossi, che propone un “comitato per il Nord”: una sorta di corrente interna alla Lega attuale, con la doppia vocazione di riproporre i temi originali del partito e limitare il potere di Salvini. Il vecchio Umberto è molto acciaccato e non può sobbarcarsi la fatica di fare il front man. Si vale di Paolo Grimoldi, onorevole uscente e non ripresentato da Salvini, ultimo segretario eletto della Lega Lombarda. Peraltro Grimoldi fu commissario della vecchia Lega Nord Toscana per 6 mesi nel 2009. Ma fa anche capolino un Marco Reguzzoni che faceva parte del “cerchio magico” di triste memoria nel 2012. Viste anche le cautissime dichiarazioni di tutti i componenti, a cominciare da Bossi, potrebbe trattarsi di una iniziativa che nasce addomesticata da Salvini.

Come si vede i risultati elettorali hanno acceso il fuoco dappertutto anche in casa Lega il cui pentolone è in piena ebollizione.

Difficile dire come andrà a finire sia alla Lega per Salvini premier sia al PD del pallido Letta.

C’è in tutti noi l’attesa della formazione del nuovo governo che dovrà affrontare situazioni estreme (non era meglio lasciare la patata bollente nelle mani di Draghi fino a marzo 2023? Sarebbe stata anche una cartina di tornasole per verificare se l’Europa fosse madre o matrigna).

Panta rei, tutto scorre diceva Eraclito quasi 2.500 anni fa: come Shakespeare fa dire a Riccardo III: sarà comunque “l’inverno del nostro scontento”, freddo e costoso, nella speranza che anche per noi si faccia “estate sfolgorante ai raggi” del sole italico.

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