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Lucca per nomadi digitali: dove lavorare e cosa visitare
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Organizzare una lunch box bilanciata da portare in ufficio è una pratica sempre più diffusa tra chi desidera prendersi cura della propria alimentazione anche durante la giornata lavorativa. Nonostante i ritmi frenetici, è possibile comporre pasti equilibrati, nutrienti e appaganti, utili a sostenere la concentrazione e la produttività fino a fine giornata

Italiani popolo di giocatori d'azzardo alla conquista dei casinò online autorizzati
La nostra storia ci insegna che gli italiani sono da sempre un popolo appassionato di intrattenimento e soprattutto di gioco d’azzardo. In principio furono le lotterie a conquistare…

La moderna industria del gioco d'azzardo in Italia
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Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza (Alessandro Manzoni. Il cinque maggio)
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I genitori del settore giovanile Under 14 della Lucchese 1905 ringraziano lo staff e sperano nel futuro
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Aperitivo in casa: 4 idee per ricette facili e veloci
Lo stile di vita sempre più frenetico sta drasticamente riducendo il tempo e le energie da dedicare alle cene in casa con gli amici. Trovare un momento, durante la giornata, per preparare un pasto impeccabile è sempre più complicato

Sabrina, l'amore di una gattara per i mici lucchesi: "Nuovo gattile? Direi proprio di no"
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento inviatoci da una volontaria che, quotidianamente, assiste i gatti a Lucca nella struttura ad hoc e che vuole manifestare il proprio pensiero in merito all'ultimo annuncio della giunta sulla nascita del 'gattile'

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Coronavirus, qualche numero non fa mai male. Siamo ormai al 41° giorno di quarantena, sempre chiusi più o meno in casa e sempre bersagliati da bollettini di guerra alla TV, sul web o sui quotidiani. Ogni giorno la solita funesta serie di numeri, XX nuovi contagiati, XY morti, XZ tamponi fatti per scovare gli asintomatici.
Numeri destinati inevitabilmente a salire e ad alimentare sempre più una paura che sta sconfinando nell'irrazionale. Ma proviamo un attimo ad utilizzare il cervello per leggere meglio da ora in poi questo quotidiano aggiornamento da parte della Protezione Civile. Primo numero, i casi totali, sempre maggiori del giorno prima.
Per forza, è una somma e, se due più due fa quattro, quando ci aggiungi uno, fa cinque, non si scappa. Poi i morti, anche questi sempre in aumento. Ovvio, la facoltà di risorgere ci è preclusa, da bravi mortali. Infine i guariti, l'unico dato positivo, che aumentano anch'essi visto che, o si guarisce o si muore. Consoliamoci con la colonna Terapia Intensiva che mostra dei netti miglioramenti. Infatti dal 4 aprile i numeri, pur con qualche arresto, sono in calo continuo.
La prima bella notizia perché ben sappiamo quanto sia stato problematico ammalarsi una ventina di giorni fa con gli ospedali intasati e le pochissime unità di ventilazione a disposizione. Da ora in poi, se proprio malauguratamente becchiamo il virus e siamo pure sopra gli ottant'anni abbiamo qualche possibilità di scampo.
Proviamo però a fare qualche sottrazione per capire meglio dove stiamo andando. Prendiamo i Totali attualmente positivi che ci dicono in realtà quanti stanno combattendo contro il Covid-19. Il giorno 16 aprile sono 106.607 (che comprendono le tre colonne A Casa – Ricoverati – Terapia intensiva), ma il giorno dopo, cioè oggi, sono aumentati di sole 355 unità. Ebbene questo è il dato da tenere a mente, soprattutto perché è dal 20 febbraio che in realtà non fanno che aumentare a ritmi superiori ai 2-3000 al giorno. Già fra il 14 ed il 15 aprile erano 1.127 e fra il 15 ed il 16 aprile erano 1.189. La loro diminuzione netta invece dimostra chiaramente che il numero di nuovi contagiati sta diventando MINORE di quelli che se lo sono lasciato alle spalle.
Questo dato dimostra la tendenza di fondo e cioè che la lotta contro il virus da ora in poi penderà a favore dell'Italiano medio. Ora soffermiamoci invece sulla fotografia che correda questo articolo. E' un grafico estrapolato dal sito della John Hopkins University (che sta monitorando tutti i casi nel mondo) e quindi assai affidabile. Inoltre i numeri che vi compaiono giornalmente, riferiti all'Italia, sono pari pari quelli ufficiali della Protezione Civile.
Il grafico si riferisce esclusivamente alla variazione giornaliera dei nuovi contagi. Si vede chiaramente che in Italia vi è stato un picco (nei giorni fra il 20 ed il 25 marzo) e, da allora in poi, la curva ha iniziato una decisa discesa. L'unico dato curioso è la strana cadenza a cicli di otto giorni, come se il virus facesse una pausa nei week-end. Ma la tendenza è chiarissima e, se continua così, fra il 10 ed il 20 maggio, i nuovi contagiati scenderanno a poche decine al giorno.
Resta comunque una incognita ed è quella su cui si accapiglieranno tutti i “Virologi” nei loro quotidiani Talk-show, la presenza degli “Asintomatici”. Chi sono questi untori sconosciuti? Quelli che hanno contratto il virus e, magari, non se ne sono neanche accorti. Sono tanti, tantissimi e nessuno studio riesce a quantificarli con esattezza. Prendiamo quattro esempi:
1)- La Regione Lombardia stima che siano il 20 % dei casi accertati, il Veneto il 60 %.
2)- L'Università La Sapienza di Roma stima che siano fra 250.000 e 500.000.
3)- Il prof. Pier Luigi Lopalco, epidemiologo, stima che siano 10 volte gli attivi al virus.
4)- L'Imperial College di Londra stima che siano l'86 % rispetto ad un 14 % di attivi. Quindi se rapportiamo il tutto all'Italia andiamo da un minimo di 35.000 ad un massimo di 1.600.000. Prendiamo pure per buono il dato massimo, unmilioneseicentomila persone, mica bruscolini. Queste persone hanno contratto il virus e ne sono uscite indenni. Ma, teoricamente, possono infettare qualcuno ancora vergine.
Però, come qualsiasi medico dotato di buon senso sa, se hanno sconfitto il virus lo hanno anche cancellato dal loro organismo. Non tutti, sicuramente si i primi, quelli di febbraio, ma forse qualcuno contagiato ad aprile ne ha ancora in corpo. Sono questi quindi coloro che potrebbero mantenere attiva l'epidemia. E su questi punterà il Governo per mantenere alto il timore di contagio.
Ma, se utilizziamo di nuovo qualche numero, arriviamo ad una semplice conclusione. Partiamo da 1.600.000 asintomatici e poniamo pure, per eccesso, che almeno 600.000 portino ancora una carica virale. Ebbene, quando uscite a fare la spesa o comprare il giornale, intabarrati in guanti e mascherine, non guardate il primo passante che incrociate come se avanzasse la Peste del '400. Avete invece una probabilità dello 0,97 % di incontrare qualcuno che, forse, ma non è neanche sicuro, bisognerebbe proprio baciarlo sulle guance perché vi contagi.
Fra l'altro, (e sono certo che anche molti specialisti approverebbero l'idea) man mano che l'estate si avvicina e la curva dei contagi scende ai minimi livelli, sarebbe a questo punto anche meglio se lo incontrassimo davvero, questo virus, per un sacco di buone ragioni.
Eccole.
1)- Quando arriva il caldo, la contagiosità diminuisce sia perché il virus è inattivato più facilmente dai raggi ultravioletti e dalla stagione secca, sia perché le nostre difese immunitarie sono maggiori che in inverno.
2)- Gli asintomatici sono i meno pericolosi perché hanno una carica virale minima. In questo modo, rischiando poco, si creerebbe una immunità diffusa, utilissima nel caso di una ricomparsa, molto probabile, del virus in inverno.
3)- Se malauguratamente si venisse infettati pesantemente, con comparsa di febbre e tosse, le probabilità di guarigione sono altissime, sia per le terapie intensive meno intasate, sia perché sono già stati studiati migliori protocolli di cura rispetto all'inizio. Quindi, per concludere questa breve digressione, in vista dell'estate, cosa farà il nostro beneamato Governo? Si ostinerà a vietare tutto e tenerci a bada? Ci costringerà ad andare sul mare a scaglioni dentro le teche di plexiglass? Ci obbligherà a fare l'apericena uno alla volta sorseggiando uno Spritz con il buco della cannuccia nella mascherina? Costringerà i Milanesi a montare gli ombrelloni sui Navigli ed i Romani sulle rive del Tevere per non trapassare i confini comunali? Tutto questo solamente per portare a zero i casi ed ottenere la pagellina di buona condotta dall'OMS? Non è forse meglio osare un po' ed allargare le maglie in modo da normalizzare (più o meno) la vita anche a prezzo di qualche isolato ricovero?
Quindi noi tutti, da bravi Italiani, pazienteremo ancora fino al 3 maggio, ma dopo vogliamo poter tornare ad occuparci delle nostre faccende, che siano aprire di nuovo il negozio di barbiere o tornare ad insegnare sui banchi non importa, l'importante è mettersi alle spalle questo brutto periodo della nostra esistenza.
E, se poi diamo ascolto anche alla medicina “Alternativa”, essa dice che lo stato di benessere provocato da una esistenza piacevole e gratificante è la prima barriera contro qualsiasi malattia. Per di più, andarsi a fare una bella passeggiata sul mare o nei boschi o fare un'apericena con gli amici anche in futuro sarà una scelta, mica un obbligo.....chi vuole può continuare a stare tappato in casa o uscire solo con lo scafandro da palombaro.
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo, pur non condividendone, in buona parte, i contenuti, l'intervento del consigliere comunale del partito democratico Leonardo Dinelli, amico e persona seria:
Non decidiamo noi in quale paese nascere né in quale città, nemmeno scegliamo il nome che portiamo. Per chi ha la fortuna di nascere in Occidente è come se vincesse un biglietto della lotteria, per molti l'avventura della vita si trasforma in una lotta per la sopravvivenza, per altri ancora è sinonimo di morte certa. A pensarci bene una delle poche scelte che davvero dipendono solo da noi, e che contraddistinguono il senso della nostra esistenza, è come utilizzare al meglio il tempo che ci viene concesso. Noi siamo in questo mondo per un tempo molto limitato, a volte pure troppo, e quello che troviamo quando entriamo in scena, la natura in tutte le sue sfaccettature, dovrebbe essere considerata come dato in prestito, non dovremmo pensarla come un qualcosa che possiamo sfruttare illimitatamente, che possiamo farla nostra. Dovremmo invece tutelarla, difenderla, proteggerla, rispettarla per poterlo donare a chi verrà dopo di noi.
Spesso la nostra vita è ispirata dall'idea di possedere quanti più beni materiali possibili e che, soli, sembrano dare rilievo alla nostra esistenza: dalla casa, meglio se grande (in alcuni casi anche più di una), ad una bella auto, alla possibilità di andare in vacanza nei posti più lontani possibili, per finire agli oggetti di cui ci adorniamo. Mentre invece dovrebbe essere ispirata al desiderio di conoscenza, alla capacità di gestire e vivere le emozioni, al coraggio di portare avanti i propri sogni.
Il discrimine tra il condurre una vita ispirata dall'egoismo e dal senso del possesso (che fu prealessandrino come cantava Battiato) o, al contrario, una vita ispirata dalla generosità e dal principio di ridistribuzione della ricchezza è una decisione che dipende unicamente dalle persone.
Certo è che se fossimo maggiormente consapevoli della finitudine della nostra vita potremmo anche farci ispirare da pensieri diversi. Se ci considerassimo poco più che fugaci comparse rispetto all'infinito che ci avvolge, forse riusciremmo ancora a meravigliarci per l'incredibile fortuna che ogni giorno ci viene regalata quando apriamo gli occhi e, davanti a noi, abbiamo ancora un'altro giorno da vivere. Se ci rendessimo conto che questa condizione, da sola, è già un'importante opportunità, bene allora penso che questo tempo di quarantena dettato dal coronavirus potrebbe essere stato utile. Soltanto riscoprendo il valore dello stupore, della sorpresa e dell'ammirazione per ciò che siamo stati abituati a dare per scontato, quasi a non considerare, potremo onorare al meglio il ricordo delle tante, troppe persone che ci hanno lasciato.
Mai come in questo momento è stata così apprezzata la conoscenza e la competenza. Queste caratteristiche non sono state abbastanza valorizzate nella nostra società, da troppo tempo. Basta andare a vedere i dati delle risorse investite nella ricerca e i relativi compensi dei ricercatori, ai quali ora si chiede di trovare, eppure in fretta, il fatidico vaccino.
Infine, ma non per ultimo, ciò che a parer mio dà colore alla vita non penso sia la marca dell'auto sotto casa, per i più fortunati in giardino, ma sono le emozioni che proviamo, positive o negative che siano, e la capacità che abbiamo di ascoltarle e gestirle. Pensiamo alla serenità che trasmette la carezza di una madre, la felicità provata nell'abbraccio di un amico, all'indescrivibile gioia provata dagli atleti, ma anche dagli spettatori, nel momento della vittoria di una competizione sportiva (come dimenticare la gioia provata dagli italiani dopo il secondo goal realizzato da Tardelli alla Germania, manifestata appieno dalla sua sregolata corsa). Questo genere di emozioni ci fanno sentire vivi, e rappresentano il carburante che ci permette di andare avanti.
Bene quando si dice che bisognerà cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere, e che questo tempo di quarantena dovrà servire per rivedere alcuni aspetti della vita sociale, non dovremo anche rivedere la graduatoria delle priorità? La richiesta che ad esempio arriva alla politica dai nuovi movimenti giovanili non è forse quella di usare un linguaggio nuovo? Diverso?
La politica può certamente dare un contributo determinante per cercare di offrire nuove direzioni e opportunità di crescita alternative purché chi amministra il bene comune, non cada nel rischio di farsi inebriare, di perdere il senso del servizio e di acquisire invece il senso del dominio nell'esercizio del potere.
Almeno per questa volta la politica ha scelto il servizio in favore della vita a discapito di una possibile scelta ispirata dai soli principi economici, dimostrando coraggio e cercando, forse involontariamente, di seguire una strada diversa, una strada nuova.