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Un necrologio di emozioni per salutare la scomparsa di José “Pepe” Mujica, ex presidente dell'Uruguay
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Lucca per nomadi digitali: dove lavorare e cosa visitare
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Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza (Alessandro Manzoni. Il cinque maggio)
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I genitori del settore giovanile Under 14 della Lucchese 1905 ringraziano lo staff e sperano nel futuro
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Quando abbiamo ricevuto e letto questo intervento inviatoci da una dipendente della pubblica amministrazione, ebbene, abbiamo provato un grande senso di sollievo e di soddisfazione perché vuol dire davvero che non esiste un palazzo dei Bradipi dove tutti sono verniciati di rosso anche se, purtroppo, il coraggio di dire quello che tutti pensano ce l'ha avuta soltanto una donna. E tutti gli altri?
Gent.ma assessore Ilaria Maria Vietina,
sono in servizio oramai da qualche decennio presso la Pubblica Amministrazione e in questi anni ho potuto toccare con mano i molti problemi che affliggono la P.A. e di riflesso i cittadini. In merito devo, altresì, prendere atto che molti di questi sono causati da leggi e leggine spesso oscure, incorenti e inapplicabili che imbrigliano gli enti e rendono complicata la vita alle persone.
In ogni modo la Pubblica Amministrazione ha sicuramente margini di miglioramento che devono essere seriamente perseguiti. Accolgo tuttavia con un certo stupore l'iniziativa che ha recentemente reso pubblica sui media di voler "riformulare" il linguaggio amministrativo per renderlo "inclusivo" e "antisessista" e di prevedere, a tal fine, la predisposizione di linee guida e di un corso di formazione per i dipendenti pubblici dell'Ente.
Francamente faccio fatica a comprendere questa operazione... In primo luogo per il periodo che stiamo vivendo: il Covid, la morte di tante persone, il penoso isolamento e distanziamento sociale, il dramma economico delle famiglie e delle imprese portano a credere che il sudddetto intervento di riformulazione degli atti amministrativi per presunte discriminazioni di genere non possa essere percepito dai cittadini come una priorità.
Secondariamente per la fondatezza o meno del problema: il nostro linguaggio discrimina? Qualcuno si sente discriminato per veder scritto e dover scrivere: il ministro, il sindaco anziché, come sarà suggerito dalle linee guida: "la ministra, la sindaca, la assessora, la medica" e via dicendo? Provengo dal Liceo classico e questo percorso di studi mi ha consentito di apprezzare e gustare la bellezza della nostra lingua e di conoscere il significato profondo di ciascuna parola. Lì ho potuto apprendere che esistono termini indeclinabili al maschile e al femminile perché sono rappresentativi di una funzione istituzionale come, tra i tanti: medico, ministro, assessore.
Sono regole che ci hanno orientato nei secoli e nulla hanno a che vedere con le discriminazioni. Perché, dunque, si devono modificare, coniando nuovi termini? Perché si vuole forzare e violentare una lingua così bella che esiste da secoli? Chi danneggia? Chi discrimina? Chi decide che il plurale che si declina con la "i" sia sessista e quindi debba andare sostituito con un asterisco? (es. tipo: "Car* cittadin*....." ). E come ci si dovrà comportare con i sostantivi che terminano in "a" come "astronauta e pediatra" se la femminilità deve essere un imperativo categorico? "Astronauto e pediatro" per un uomo?
Non sarà, invece, che vi sia una più generale tendenza a rappresentare un problema più immaginario che reale per far passare un linguaggio ideologico o "politicamente corretto" (la c.d neolingua di Orwelliana memoria)?
La parola ha una forza dirompente dal punto di vista culturale: pensiero e parola vanno di pari passo. E come già acutamente sostenevano gli antichi: "Chi detiene il potere della parola (del linguaggio) detiene il potere del pensiero".
Non voglio pensarlo, voglio credere anzi che l'iniziativa del Comune di Lucca sia quella lodevole di eliminare le c.d. "disparità di genere". E in merito sono dell'opinione che tale obiettivo si possa attuare efficacemente con la promozione di una educazione alla parità dei sessi intesa come "parità di opportunità, diritti e dignità", senza che questo apra ad una contrapposizione tra genere maschile e femminile a danno dell’identità sessuata, ma piuttosto favorisca una alleanza tra uomo e donna nel rispetto della diversità dei sessi.
Pertanto, gentile asssessore sono con Lei nella battaglia lodevole di eliminare le discriminazioni, ma quelle che realmente affliggono le donne. L'Italiano però no, quello per carità sia lasciato così come è, se non altro per rispetto del sommo poeta Dante e del grande Manzoni, che lo ha già risciacquato efficacemente in Arno, infine, e mi si consenta questa nota personale, per la mia cara professoressa del liceo che già vedo agitare la penna rossa e blu...
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera inviataci da una lettrice in merito al dibattito che si è venuto a creare per l'episodio avvenuto in un supermercato Esselunga:
A proposito della presenza all'interno dei supermercati Esselunga, volevo rispondere a tutte quelle persone che si lamentano di dover rispettare le regole x il covid nei supermercati.
Troppo spesso si vedono persone nei supermercati che si comportano come a casa loro. Troppe volte vedo le cassiere chiedere di mettere le mascherine e, soprattutto, metterle anche davanti al naso. Ricordare di non chiedere informazioni a 10 cm dalla dalla faccia di quelle persone che vedranno 100 persone al giorno e sono altamente a rischio. Vedo gli stessi dipendenti che sono loro a lasciare i corridoi troppo pieni di gente e aspettare che si svuotino...
I dipendenti dei supermercati probabilmente ne hanno piene le scatole di andare a lavorare tutti i giorni anche quando tutti sono a casa con la loro famiglia obbligati dal governo x l'emergenza covid e rischiare di ammalarsi per il menefreghismo delle persone, l'arroganza di poter evitare delle regole stabilite da professionisti valutando degli studi... di vedere clienti che ancora oggi entrano in negozio a comprare le patatine e la bibita giornaliera fregandosene del divieto di uscita da casa se non per motivi di vera necessità.
Dico al cliente che si lamenta di non poter chiacchierare con l'amico, che lo può fare anche x telefono oppure all'aria aperta dove non crea assembramento e magari prende una boccata d' aria. E che comunque il far notare di rispettare le regole dettate dal governo non è maleducazione se detta a modo. Basta pensare di poter fare sempre e ovunque quello
Che si vuole! Propongo meno parole e più multe!! Così veramente si tutelano tutte le persone anche quelle che sono obbligate ad esporsi al virus per i comodi degli altri! E non aggiungo altro anche se avrei da dire di più.