Il Lucca Film Festival si apre eccezionalmente con la presenza di una protagonista del cinema italiano, che si definisce "ancora una ragazza esuberante": si tratta di Stefania Sandrelli, che sarà presente oggi al cinema Astra dove terrà una masterclass, che sarà seguita dalla consegna alla stessa attrice prima del premio alla carriera e onorificenza della fondazione Giacomo Puccini e poi del premio "Outstanding woman in film award"; infine, sarà proiettato il film del 1965 Io la conoscevo bene.
"Un onore cominciare il festival con lei- ha esordito il direttore del festival Nicola Borrelli- Ed è un onore personale per me, che con i film di Stefania Sandrelli sono cresciuto. Ringrazio il presidente della Fondazione cassa di risparmio di Lucca Marcello Bertocchini, il nostro padre che ci ha preso per mano e ci ha consentito di diventare un festival importante, e anche i nostri compagni di viaggio come l'assessore al turismo, che dal punto di vista cinematografico ha svolto e svolge un lavoro molto intenso".
"Il comune è convintamente a fianco di questa manifestazione che ogni anno cresce sempre di più, e basta leggere il programma di quest'anno per vederlo- ha proseguito lo stesso assessore Remo Santini- Il nostro è un impegno a 360 gradi per attrarre produzioni cinematografiche e televisive in città; molti risultati sono stati raggiunti, ma speriamo che l'edizione di quest'anno del Lucca Film Festival ci porti fortuna: già ci sono in ballo progetti importanti su cui l'amministrazione è assolutamente impegnata. Lunga vita al Lucca Film Festival, e grazie a Stefania di essere qui, con l'augurio magari che un giorno venga a girare qualcosa proprio a Lucca".
Stretto è d'altronde il legame tra l'attrice e la città di Lucca, a partire dalle sue stesse origini: "Sono così fiera di dire che sono nata a Viareggio in provincia di Lucca, la città più bella del mondo" ha affermato con accorate parole. Ma a legare Stefania Sandrelli a Lucca è anche un fatto meno contingente, forse ancora più profondo: l'amore viscerale per Giacomo Puccini, trasmessole dall'amato nonno. "Mi sedevo sulle sue ginocchia, lui mi stringeva e mi cantava tutte le arie di Puccini: io le ho nel sangue, le ho assimilate al punto che non le dimentico più", ha raccontato Sandrelli, che ha peraltro diretto da regista una produzione della Tosca.
Quelli che le saranno conferiti stasera non sono che gli ennesimi premi di una carriera lunga ed eccezionale, che l'ha vista vincitrice di ben tre David di Donatello. "Lasciamo perdere i premi- li ha liquidati però lei- Quelli che riceverò questa sera per me sono molto più importanti di un mero David di Donatello. Gli ultimi sono sempre più belli, sono qualcosa di affettuosamente più prezioso forse, un tessuto più spesso direi". Una carriera che l'attrice ha avuto modo di ripercorrere e analizzare a posteriori in occasione della conferenza stampa precedente e introduttiva agli eventi di cui sarà protagonista oggi, a partire dagli inizi sanciti dalle foto che, giovanissima, scattò sulla spiaggia di Viareggio con il fotografo Paolo Costa.
"Ricevetti tramite agenzia una telefonata da Pietro Germi, che cercava una ragazzina per Divorzio all'italiana e aveva visto la mia foto su un settimanale. Questo era nel 1961, io avevo appena 15 anni; ero orfana di padre e nessuno zio volle accompagnarmi a Roma per fare cinema, quindi si fece avanti mio fratello Sergio".
Proprio il fratello Sandrelli ha ricordato con profonde tenerezza e gratitudine, anche per l'aiuto decisivo che diede all'inizio della sua carriera: "Devo ringraziare il mio fratellone, che è stato la mia salvezza: lui era un cinefilo, e io quando sono arrivata lì a 15 anni già sapevo tutto del cinema, che non è cosa da tutti; sapevo perfino come si montavano i film, ero informata sul doppiaggio e sulle luci. Sono stata molto fortunata in questo senso: per me la fortuna conta molto nella vita, è un sentimento".
Dagli inizi fino all'ultimo film su cui l'attrice ha lavorato, sotto la regia di Paolo Sorrentino, dedicato a Napoli e al mito della sirena Partenope. "Avendolo finito, posso dirne di essere fiera- ha commentato- Sorrentino è uno dei più grandi registi italiani e internazionali. Il nostro rapporto è cominciato quando è venuto a casa mia e mi ha fatto fare una sorta di prova; mi aveva mandato un papiro tre giorni prima, io gli chiesi di apprezzare quello che potevo dargli. Alla fine lui mi disse <<Va bene, allora ti prendo>>. Lui almeno a vederlo da fuori non è molto espansivo, ma in chiusura del film ha avuto delle parole per me che erano come musica per le mie orecchie; forse ho capito che questo significa anche che un po' me lo merito".
In mezzo a questi due estremi una carriera incommensurabilmente ricca, che l'ha portata a lavorare con attori del calibro di Massimo Troisi e Vittorio Gassmann, ma anche a constatare quello che ancora oggi percepisce come un problema viscerale del cinema, e non solo: la disparità nei salari di uomini e donne. "Io da sempre l'ho detto in tutte le salse, non perché mi lamenti, anche visto che io non ho mai fatto un film solo per i quattrini: non vanno considerati più di quello che sono, basta avere i soldi per vivere anche secondo quello che fai, hai fatto e farai, ma ci vuole poco perché il dio quattrino ti metta sotto- ha avviato il discorso Sandrelli- Però questa disparità c'è, assolutamente, e io non una volta pur avendone parlato spesso l'ho visto pubblicato, se non ogni tanto da una giornalista donna, magari mia amica. Ma è così, ed ora l'ho verificato attraverso fiori di attrici americane che stanno combattendo per la parità dei salari".
In tutto questo, la costante è stata la passione di Sandrelli per il cinema, per un lavoro che riconosce pure essere completamente totalizzante; e riguardo alla situazione attuale del cinema che tanto ama ha commentato: "Questa respirazione bocca a bocca che gli si fa ora è straziante, e lo dico perché lo amo, perché anche tutti i film americani super attesi ci stanno cinque, sei giorni al massimo e poi se ne vanno e si spengono le luci, e questo è imbarazzante; e poi vanno nelle cosiddette piattaforme, dove diventa solo ed esclusivamente una questione di quattrini. Di sicuro il rapporto che abbiamo con il cinema deve cambiare; poi che dire, io sono sempre innamorata del mio lavoro e se c'è qualcuno che fa un buon film, mi fa sognare, mi fa uscire dal cinema volando io ne sono fiera e ben contenta, anche se ne vedo sempre di meno".
Pure in un panorama del genere, ci sono dei segnali positivi: tra questi, lo stesso fatto che la proiezione di questa sera di Io la conoscevo bene è già tutto esaurito. Resta dunque l'augurio che questo e simili siano effettivi segnali di ripresa, magari anche secondo modalità diverse e nuove, del mondo del cinema che un'attrice come Stefania Sandrelli ha visto crescere e svilupparsi con sguardo affettuoso, essendone anche protagonista in prima persona.