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Un necrologio di emozioni per salutare la scomparsa di José “Pepe” Mujica, ex presidente dell'Uruguay
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Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di Antonio Corsi che denuncia i numerosi tratti deprivati dell'alberatura sulle Mura e chiede una spiegazione:
"Mentre sta imperversando il ciclone Covid-19 può sembrare inopportuno, importuno, lontano o fuori dalla realtà - e forse lo è - “perdersi” a notare e segnalare qualcosa di tanto distante dalle preoccupazioni incombenti sul genere umano. Ma non trovo dissonante, rispetto alla situazione che stiamo vivendo, considerare un altro tipo di devastazione.
Muniti delle dovute mascherine – ma c’è chi le indossa su un braccio o attorno al collo – si incontra ancora, sulle Mura, qualcun che passeggia, qualche podista, né mancano i ciclisti: forse chi sta correndo, a piedi o in bicicletta o sul monopattino elettrico, non è in condizione di osservarlo, ma sicuramente non è sfuggito a molti di notare i numerosi tratti deprivati dell’alberatura.
Se ci si sofferma accanto a ciò che resta dei tronchi abbattuti appare evidente, dall’integrità dell’interno dei “moncherini”, che non si trattava di alberi malati: riesce dunque difficile comprendere quale motivo abbia indotto a compiere questi autentici “albericidi”.
E il pensiero corre a ricordare la presenza di una “Opera delle Mura” che, ove non fosse stata inspiegabilmente soppressa (da chi? Perché?) , avrebbe certo provveduto – ammessa e non concessa la necessità dell’abbattimento di tanti alberi – a riempire quei troppi, e oltretutto troppo antiestetici vuoti lasciati dalla recisione delle “furono” annose piante.
Di tutto ciò sembra che sarebbe opportuno fornire ai cittadini, in specie agli abituali frequentatori del prestigioso monumento – unico, almeno nel nostro Paese - una auspicabilmente persuasiva spiegazione".
Quel confine tra islamista e islamico che i liberal e la sinistra non hanno coraggio di oltrepassare
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Caro direttore,
nessuno oggi sa di preciso chi vincerà le elezioni presidenziali USA, meno che mai io: oggi i due candidati sono quasi testa a testa: dato in clamorosa contraddizione coi sondaggi ripetutamente pubblicati dai media liberal americani (New York Time, Washington Post, CNN e altre “nobili” testate) che fino alla scorsa settimana davano Biden in vantaggio fra 9 e 11 punti su Trump.
Oggi contrordine compagni; sono testa a testa, senza alcuna spiegazione delle topiche precedenti.
Fa parte della tendenza generalizzata dei grandi mezzi di comunicazione anche italiani (stampa, radio, e tv) a fare formazione (di consensi) anziché informazione. Bisognava convincere gli americani che il voto a Trump era ormai un voto a perdere.
Sono quelli che tu identifichi con l’acronimo PUD.
I grandi mezzi di comunicazione sono nella stragrande maggioranza “liberal”, cioè orientati a favore di un sinistrismo strisciante, da salotti buoni, ipocrita e subdolo. Sono quelli che in Italia contano i peli a Salvini e al centrodestra, in America li contano a Trump, altrove non mettono naso:
Non vanno oltre la francescana condanna del terrorismo rigorosamente islamista e mai islamico, secondo la didascalica differenza che essi stessi si sono inventati, astenendosi da condanne concrete e da concreti suggerimenti per porvi rimedio: noi occidentali e cristiani dobbiamo fermarci ad esprimere cordoglio per le vittime decapitate, accoltellate, sparate. Nessuna reazione neanche a difesa della nostra vita e dei nostri modelli di vita: “rabbia e dolore” sono gli unici atti permessi, il resto è violenza e incitazione all’odio, è islamofobia e vai in galera!
E per rassicurare gli islamici e papa Francesco, che per la pace eterna delle anime dei morti cristiani sicuramente prega con francescano fervore, concorrono a demolire le leggi anti immigrazione clandestina di Salvini: chi arriva deve essere accolto, se poi è un terrorista (rigorosamente islamista e mai islamico) pazienza: morto più morto meno, purché sia cristiano e occidentale, poco importa. Se la cavano col famoso “rabbia e dolore” come ai tempi delle Brigate Rosse.
I mandanti, quelli che pagano il terrorismo “islamista”, come Qatar ed Arabia Saudita, come Erdogan, il nuovo sultano turco, non si toccano. Anzi sono i benvenuti, come benvenuti sono i cinesi. Per fare affari. Che è attività virtuosa a meno che gli affari non si facciano con i delinquenti: tanto varrebbe fare affari con Mafia, Ndrangheta e Camorra: stesso livello di moralità, qui territoriale, là internazionale (geopolitico direbbero i salottieri): il confine fra islamistico e islamico ai piani alti si confonde volentieri.
C’è un solco culturale almeno per ora insormontato fra noi e loro: non si ha notizia che alcun terrorista cristiano (o cristianista) sia partito per il Medio Oriente allo scopo di accoppare islamici in quanto tali. Come del resto non si ha notizia che in questi Stati siano tollerati (incoraggiati in nome della assimilazione morbida) culti, chiese e insegnamenti diversi da quelli dell’ortodossia islamica.
Il solco finora non si è colmato con le buone, con la rassegnazione francescana, con gli omaggi ai morti della piazza emozionata che si raduna per esprimere il cordoglio alle vittime di turno, i tonanti Rabbia e dolore, e il giorno dopo ricominciamo a contare i nostri morti, a decine in Europa, a migliaia in Africa, Medio Oriente e Asia.
Usque tandem, diceva Cicerone rivolto al ben più mite Catilina che rubava, ma non uccideva, usque tanden dovremo prima o poi deciderci a dire noi a chi uccide e ruba la nostra civiltà, di cui beneficia. Gli islamici hanno la “sindrome dello scorpione”: da soli e con la loro cultura sono andati ben poco lontani, hanno sempre condotto guerre di conquista e di rapina, anche se i salottieri puntano il ditino solo sulle Crociate definendole guerre imperialiste. Ma hanno dato ben poco allo sviluppo civile, tecnico e democratico dell’umanità.
Invito a mettere insieme gli apporti dati, compreso quello del grande Averroè, rielaboratore delle dottrine del greco Aristotele, che dovette fuggire di notte da Cordova per non cadere nelle mani degli Almohadi, ortodossi della Sura, come tuttora lo sono sette secoli dopo i sauditi. Per non sbagliarsi il giorno dopo la sua fuga i suoi libri furono bruciati sulla pubblica piazza. Pare che ogni voce innovativa debba essere spenta come blasfema, e ne sanno qualcosa i giovani (e le giovani) iraniani violentati, torturati, uccisi nelle carceri speciali degli Imam, o le bambine dell’Afghanistan cui i talebani impediscono di andare a scuola.
Nel tonante silenzio di tutti noi.
E che dire della Cina? Ti giuro che non sono un complottista (figuro normalmente appartenente ai relitti della sinistra: però chi complotta è sempre e solo la CIA) eppure mi viene spontaneo mettere insieme numeri, date e situazioni: - i numeri: la Cina è l’unico Paese al mondo ad avere un PIL 2020 migliore di quello del 2019, ed è l’unico ad avere contagi zero – le date: da settembre/19 (o forse ottobre: le informazioni dalla Cina sono tutte rigorosamente censurate, arriva solo quello che decide il Partito Comunista Cinese) era l’unico contagiato, solo a gennaio/20 ne ha dato notizia al mondo, da luglio il contagio in Cina è scomparso e, a quanto ci dice il Partito Comunista Cinese, non è più riapparso: niente seconda ondata – a parte i morti, cui va la nostra pietas, le economie di tutti gli altri Paesi sono destabilizzate. La vita è piena di casi: sarà uno di questi o no?
Oggi aspetto di vedere chi ha vinto in USA, aspetto di capire se Conte mi ha messo in zona rossa o gialla, aspetto con maggior timore che il prossimo islamista, magari passando per l’Italia, vada ad accoppare qualche ebreo o cristiano in Europa o, per fare qualcosa di nuovo, non decida di accopparlo in Italia, aspetto con altrettanto timore che il governo affondi in via definitiva il ceto medio con una bella patrimoniale.
Uniche consolazioni: finora ho schivato il Covid e finora ho da mangiare tutti i giorni tre volte al giorno.